La sentenza 209/2022 della Corte Costituzionale modifica quanto in precedenza sostenuto dalla Corte di Cassazione che aveva stabilito che nei casi in cui i coniugi avessero avuto residenze diverse, sia all’interno dello stesso Comune, sia in comuni diversi, avrebbero potuto scegliere una sola casa come abitazione principale ai fini dell’esenzione IMU.
Con la citata sentenza la Corte Costituzionale ha, infatti, esteso ad entrambe le abitazioni la possibilità di usufruire dell’esenzione IMU.
Nel caso in cui i coniugi possano dimostrare di avere residenza e dimora abituale in due abitazioni differenti e abbiano pagato l’IMU su una delle due abitazioni principali, così come la Legge imponeva prima della citata sentenza della Corte Costituzionale, avranno la possibilità di seguire diverse strade per ottenere il rimborso di quanto pagato nel 2022.
I contribuenti potranno:
- recuperare quanto pagato in eccesso a giugno 2022 in occasione del saldo a dicembre 2022, se hanno altri immobili soggetti ad IMU nello stesso Comune in cui si trova l’abitazione principale;
- scomputare l’eccedenza da quanto dovuto nel 2023, nel caso in cui l’imposta dovuta a saldo fosse pari a zero o comunque inferiore a quella pagata in più a giugno.
I contribuenti potranno inoltre presentare istanza e richiedere il rimborso dell’IMU pagata negli ultimi 5 anni sulle case con residenza e dimora disgiunta dei coniugi.
Occorre comunque ribadire che la stessa Corte Costituzionale ha chiarito che nei casi in cui non fosse possibile provare con sufficiente certezza oltre alla residenza la dimora abituale non si avrebbe esenzione; si rientrerebbe nel campo delle “seconde case” soggette ad IMU.
La sentenza sottolinea che l’onere della prova ricade sul contribuente ma lo stesso Comune ha la possibilità di consultare i dati delle utenze (gas, acqua, energia elettrica) per verificare se la richiesta di esenzione del contribuente sia fondata.