Riduzione e sospensione dei tirocini universitari. La Presidente di ANDI Roma, Sabrina Santaniello analizza le conseguenze
Come ogni momento di passaggio, l’approdo dello studente universitario nel mondo del lavoro non risulta essere facile soprattutto per coloro che in questi ultimi due anni, a causa della pandemia, si sono visti ridurre in tutto o in parte la possibilità di fare tirocinio presso i reparti universitari. In questo particolare contesto storico infatti, si collocano quei giovani laureati ai quali non e’ stato possibile dare un adeguato supporto nella pratica clinica, ne’ aiutarli a far fronte a un vuoto che si e’ creato in molte realtà territoriali sempre meno circoscritte. Sono l’osservazione di questo fenomeno e le numerose richieste di supporto a me pervenute, per portare all’attenzione di chi di competenza il problema, a rappresentare la motivazione principale di questo articolo. Personalmente ritengo che lo scopo dell’Università, oltre alla formazione teorica che si identifica con una visione multidisciplinare ed integrata che risulta perfettamente riuscita, sia soprattutto quello di preparare e sviluppare con la frequentazione dei reparti ( al pari degli studenti di medicina ) l’acquisizione di conoscenze pratiche e relazionali complementari allo studio teorico della materia. Il tutto finalizzato a rendere lo studente maggiormente preparato e consapevole del ruolo di responsabilità e dei valori etici e deontologici che andrà a rivestire, una volta laureato, nei confronti del paziente durante il suo esercizio professionale. Confrontando i piani di studio tra le diverse realtà universitarie europee si nota da tempo ed ora, causa emergenza covid, in modo ancora più evidente soprattutto in Italia, un forte sbilanciamento tra la preparazione teorica e quella pratica, a sfavore di quest’ultima. La richiesta da parte degli studenti della realizzazione di un tirocinio “professionalizzante” o della sua ottimizzazione, nasce pertanto dalla necessità di acquisire specifiche competenze pratiche durante il corso di laurea a partire dal primo anno, stabilite e programmate nel corso dei sei anni, che siano uguali per tutti.
Quali sono le strategie da mettere in campo per recuperare il tempo perso?
Risulta di fondamentale importanza incrementare la parte pratica e, laddove sia venuta a mancare, ripristinarla nell’immediato, in quanto fase imprescindibile della formazione di uno studente, sia per le conoscenze pratiche che per quelle relazionali. Questo anche al fine di parificare il curriculum italiano con quello europeo senza correre il rischio che la laurea, per mancanza di tirocinio pratico, non venga riconosciuta negli altri paesi degli stati membri. Confido pertanto che, soprattutto alla luce del particolare momento storico che il nostro paese sta attraversando trovandosi coinvolto in una crisi economica a carattere mondiale, questa richiesta venga valutata e accolta da chi di competenza, al fine di aiutare i giovani odontoiatri a crescere rendendoli autonomi anche nella pratica clinica e liberi di rifiutare di lavorare in realtà poco edificanti per mancanza di acquisizione delle fondamenta pratiche durante il loro percorso di formazione universitaria.