In occasione della recente Giornata del Personale sanitario, il Presidente nazionale ANDI, Carlo Ghirlanda ha incontrato Sua Eccellenza Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Questo incontro ha rappresentato l’occasione per un confronto sulle attività solidali in Odontoiatria che coinvolgono ANDI e la Fondazione ANDI Onlus.
Monsignor Paglia ha appena pubblicato il suo libro “La forza della fragilità” che, partendo dalle tragedie che si sono succedute in questo inizio di XXI secolo, sottolinea nell’intervista ad ANDIOGGI le altrettante ragioni per sperare in un futuro migliore.
Il Covid-19 ha messo a nudo il fatto che, dietro lo scintillio delle sue tante conquiste, la verità della nostra società avanzata è un po’ diversa da quella che sono (e siamo) soliti raccontare. «Fragili». Ecco cosa siamo tutti: radicalmente segnati dall’esperienza della finitudine che è al cuore della nostra esistenza; non si trova lì per caso, sfiorandoci con il tocco gentile di una presenza transitoria, lasciandoci vivere indisturbati, nella convinzione che tutto andrà secondo i piani. Tutti noi umani affioriamo da una notte dalle origini misteriose: chiamati a essere oltre ogni scelta, presto arriviamo alla presunzione e alle lamentele, rivendicando come nostro quello che ci è stato solamente concesso. Troppo tardi abbiamo imparato ad accettare il mistero da cui veniamo e a cui, infine, torneremo. Il mistero dell’esistenza ci avvolge. La dolorosa prova della fragilità della vita può anche rinnovare la coscienza che essa è comunque un “dono”.
La fragilità colpisce persone anziane che affrontano tutte le difficoltà tipiche di chi vive tra i problemi dell’età, quelli di salute e quelli economici. Molte persone sono, ad esempio, escluse dalle cure odontoiatriche ma hanno un punto di riferimento nell’ambulatorio dei volontari ANDI. Quanto è importante restituire il sorriso a queste persone? Come possiamo restituire la dignità a chi l’ha persa?
Intanto vorrei sottolineare proprio l’importanza del sorriso: sorridere è positivo, è contagioso, è una straordinaria risorsa dell’animo e della mimica degli esseri umani. Comprendere la fragilità significa comprendere una condizione fondamentale di noi esseri umani. È una condizione, non una condanna. Ed abbiamo la possibilità di collegarci tra di noi, per diventare meno fragili, più uniti, più forti. Certo è necessario volerlo. È necessario uno sguardo nuovo, un nuovo umanesimo, aprendo lo sguardo ad una fraternità universale. Vorrei aggiungere una riflessione: ancora non siamo usciti dalla pandemia e siamo in guerra. Non è una contraddizione? Non è forse necessario unirci per lottare contro il nuovo virus dell’individualismo e del desiderio di sopraffazione? Guardare alla fragilità, chinarci su chi ha bisogno, sorridere loro, è il migliore antidoto al conflitto. Dobbiamo imparare questa lezione del sorriso.