La recente vicenda di Mestre (Vedi QUI) ripropone ancora una volta il problema degli studi nei quali l’odontoiatria viene esercitata da società di capitale.
Interviene ad ANDIOGGI il dott. Marco De Berardinis, coordinatore delle Commissioni Albo Odontoiatri del Veneto che sottolinea come solo attraverso le Società Tra Professionisti (STP) sia possibile garantire un esercizio professionale trasparente e coerente con i principi deontologici professionali.
“Quello di Mestre rappresenta l’ultimo esempio di un problema che periodicamente si ripresenta relativamente a catene o a studi che fanno capo a società di capitale che poi improvvisamente chiudono lasciando i pazienti con le cure interrotte e spesso con finanziamenti in corso da saldare. Una situazione che allarma tutta la categoria e che, in Veneto, aveva già visto situazioni analoghe in passato.
Le CAO venete, che si sono recentemente costituite in un Coordinamento regionale, si sono interrogate sulla questione e una delle risposte al problema è l’adozione delle Società Tra Professionisti come unica modalità di svolgimento della professione odontoiatrica: una forma societaria che permette un controllo deontologico da parte degli Ordini. Infatti, le STP devono essere costituite a maggioranza, sia numerica che di quote, da soggetti iscritti e la società stessa deve essere iscritta, dunque, non potrebbe accadere che uno studio possa chiudere improvvisamente senza che venga sanzionato dall’Ordine stesso.”
La CAO come intende incentivare l’adozione delle STP?
“Le Commissioni regionali, in accordo con la CAO nazionale, anche in passato hanno cercato di sensibilizzare la politica su questo tema. In particolare ci siamo rivolti al Sottosegretario al Ministero delle Imprese del Made in Italy, Massimo Bitonci che su questo argomento era già in contatto con il Presidente nazionale ANDI, Carlo Ghirlanda.”
Qual è la sua visione per il futuro dell’odontoiatria in Veneto?
“L’odontoiatria in Veneto gode tutto sommato di buona salute, pur con i problemi che sono comuni a tutte le regioni. Credo sia da sottolineare l’iniziativa che ANDI ha avviato con il proprio Fondo Sanitario integrativo (FAS, n.d.r.), che risolve problemi come quelli rappresentati dal terzo pagante.”