Nell’ambito dei decreti di attuazione della legge delega sulla riforma fiscale, quello dedicato alla revisione dell’Irpef delinea una stretta sulle detrazioni per il 2024, ma soltanto per i contribuenti che dichiarano redditi superiori a 50mila euro. Infatti, l’articolo 2 della bozza di decreto, specificamente dedicato alla “revisione della disciplina delle detrazioni fiscali”, prevede l’introduzione di una franchigia di 260 euro su alcune specifiche detrazioni, ovvero:
- quelle fissate al 19%;
- le erogazioni liberali a favore di ONLUS e di iniziative umanitarie, religiose o laiche;
- le erogazioni liberali a favore di partiti politici;
- le erogazioni liberali a favore di enti del terzo settore;
- i premi assicurativi per il rischio di eventi calamitosi.
A ben vedere si tratta di alcune tra le più comuni e utilizzate detrazioni Irpef, considerando che nel novero di quelle fissate al 19% troviamo, tra le altre, quelle relative alle spese sanitarie, agli interessi passivi sui mutui per l’acquisto della prima casa e alle spese di istruzione.
Il funzionamento del nuovo meccanismo è relativamente semplice: nel 2024 i contribuenti Irpef con redditi superiori a 50mila euro potranno usufruire delle suddette detrazioni soltanto per la parte eventualmente eccedente la somma di 260 euro. Ad esempio, un contribuente con reddito 2024 di 70mila euro e spese riconosciute ai fini della detrazione del 19% di 3.000 euro potrà beneficiare di un ammontare pari a 310 euro (3.000 x 19% – 260), contro i 570 euro del 2023.
Tale penalizzazione, tuttavia, va letta alla luce della riduzione dell’aliquota del secondo scaglione Irpef dal 25% del 2023 al 23% del 2024, che sullo stesso contribuente determina un risparmio d’imposta pari a 260 euro. In buona sostanza, quindi, per i contribuenti con redditi superiori a 50mila euro e detrazioni “capienti” l’effetto cumulato delle due misure è neutro.
In merito occorre ricordare che, relativamente alla maggior parte delle detrazioni al 19% contenute nell’articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, dal primo gennaio 2020 è in vigore una norma che ne limita l’utilizzo per i contribuenti con redditi superiori a 120mila euro e lo preclude al raggiungimento di 240mila euro di reddito.