Il 31 Maggio ricorre il World No Tobacco Day, evento organizzato dall’OMS e promosso da numerose associazioni governative e non governative a livello locale, nazionale e globale. Sin dalla sua origine nel 1987, l’evento mira a sensibilizzare e informare la popolazione mondiale sui rischi correlati al consumo di sostanze cancerogene, tra le quali la più diffusa continua ad essere il tabacco assunto tramite combustione. Quest’anno, la campagna offre un approccio ampio e stratificato al tema, muovendosi tra problematiche di natura clinica, considerazioni ambientali e analisi sociali e culturali.
Oltre alla quasi totale scomparsa di alcuni vettori di assunzione (tabacco da sniffo e da masticare), le fonti OMS riportano per il 2021 una leggera ma promettente contrazione nel consumo di prodotti a base di tabacco, dopo una ripresa registrata da più parti per l’anno precedente. Tuttavia, i dati risultano ancora sconfortanti, e riportano un aumento sensibile nelle aree in via di sviluppo del globo. Limitandosi all’area europea, si dichiara fumatore (con 1 pacchetto o più di sigarette a settimana) almeno 1 intervistato su 4; nel caso degli under 30, questo valore sale a 1 su 3. Il consumo abituale e grave (10 o più sigarette al giorno), che statisticamente si sta assottigliando, si va però concentrando in certi strati della popolazione; e l’utilizzo di forme alternative di consumo, come le sigarette elettroniche, pur costituendo una exit strategy per i fumatori over 50, parrebbe contribuire ad un abbassamento dell’età di accesso al tabacco, rilanciano una moda che aveva in anni recenti sofferto un declino nella sua popolarità. L’Italia, pur con una situazione più favorevole, segue comunque questo trend: i dati ISTAT e ISS, probabilmente sottostimando l’estensione del problema, riportano un 23% di fumatori totali, con un picco nella fascia 25-44 anni (29,8%), e un consumo piuttosto elevato (per oltre il 42% dei fumatori, più di 10 sigarette al giorno). Il dato dimostra una età statisticamente rilevante di accesso al fumo con i 14 anni. In Italia, ogni anno, muoiono per malattie che hanno nell’abuso di tabacco una causa primaria tra le 70.000 e le 83.000 persone.
Le complicazioni cliniche nate dal consumo di tabacco sono comprovate, e molto chiaramente riportate in numerosi messaggi di sensibilizzazione: complicazioni puntuali, riguardanti cuore, bocca, mucose e polmoni; complicazioni sistemiche, relative all’apparato cardio circolatorio e al sistema immunitario in generale; casi di comorbilità, che sembrano legare il fumo a certi disturbi neurologici e mentali. L’azione cancerogena del tabacco è altrettanto nota: ogni sigaretta contiene oltre 70 diversi elementi nocivi, molti dei quali cancerogeni in combustione. Per l’odontoiatra poi l’azione del fumo su mucose, gengive e denti è ben nota. Sfugge spesso tuttavia, a questo dibattito, la possibilità di esaminare più ampiamente la problematica del consumo di tabacco, di analizzarla in profondità facendo apprezzare le sue numerose implicazioni.
“Tobacco is killing our planet”: il tabacco uccide noi e il pianeta; questo lo slogan della campagna 2022, mirata ad indagare cause e conseguenze, palesi e nascoste, del consumo di tabacco, partendo dalla sua coltivazione e arrivando allo smaltimento di rifiuti di consumo e scarti industriali. Accanto alle note tabelle relative all’incidenza diretta del fumo sulla salute umana, quest’anno la giornata mondiale contro il tabacco prende in considerazione i rischi ecologici ed economici della sua coltura (dall’impoverimento dei terreni agricoli e inquinamento di falde acquifere alla dipendenza delle comunità locali dalle multinazionali del tabacco per i generi di prima necessità), passando per i costi e i problemi della sua distribuzione, la concentrazione della sua lavorazione in zone del mondo industrialmente fragili e deregolamentate, il peso politico ed economico di chi ne gestisce la rete di distribuzione globale, fino al problema drammatico dello smaltimento dei suoi rifiuti (dopo le materie plastiche, i filtri di sigaretta risultano la sostanza inquinante più diffusa a livello globale). Il consumo di tabacco poi, soprattutto tabacco di scarsa qualità, ormai slegato da una visione di benessere o un immaginario anticonformista, si sta concentrando e diffondendo in quelle fasce di popolazione più fragili, andando ad esacerbare situazioni già complesse, comportando costi di gestione sempre più elevati per le nazioni del globo.
“L’accento posto quest’anno dalla campagna contro il consumo di tabacco appare estremamente convincente, in linea con le più moderne sensibilità cliniche e sanitarie che mirano ad una azione totale, programmatica e di forte rottura per preservare la salute ed il benessere comune,” commenta Ferruccio Berto, Vicepresidente Nazionale e Responsabile Commissione Esteri ANDI. “La necessità di non rivolgersi solo al consumatore per consigliare prevenzione e ricordare i rischi ma di riferirsi, piuttosto, all’intero spettro del problema, coinvolgendo istituzioni politiche e filiera produttiva, è in linea con quel concetto di One Health che OMS e Commissione Europea, sempre più spesso, stanno applicando alla pianificazione sanitaria internazionale. Come dentisti, il tema del consumo di tabacco ci riguarda molto da vicino: ne vediamo gli effetti quotidianamente. Anche per questo, siamo tra i professionisti della salute i più indicati per diffondere la cultura della prevenzione, informando i nostri pazienti e aiutandoli come possibile a ridurre progressivamente l’assunzione di tabacco. Il messaggio che deve passare è chiaro: quando si parla di fumo, non esistono limiti o quantità sicure, né tanto meno sane, di consumo. Qualsiasi forma di uso costituisce in realtà un abuso.”
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