Le richieste di iscrizione ai test d’ingresso pervenute alle università italiane nel 2017 per Medicina e Odontoiatria sono state circa 67.000, contro una disponibilità di 9.100 posti per Medicina, 908 per Odontoiatria e 65 per Veterinaria.
A settembre 2018 i 60 quiz a cui gli studenti dovranno rispondere in 100 minuti saranno ammessi circa 900 studenti in più, 1.096 a Odontoiatria.
Intanto il Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu) ha appena approvato il rapporto sulla condizione studentesca il cui report affronta, tra l’altro, temi come il diritto allo studio, la didattica, l’internazionalizzazione e il mondo del lavoro. Tra i tanti numeri messi in fila anche un dato che registra un fenomeno: quello dell’avanzata dei corsi di laurea a numero chiuso decisi dagli atenei in totale autonomia, a differenza di quelli ad accesso programmato (come Medicina e Odontoiatria) che sono “chiusi” per legge (la 264/1999). Corsi a numero chiuso che sono passati dai 919 del 2013 ai 972 del 2017. In pratica ormai un corso su 5 è a numero chiuso (il 21,9% dei 4441 totali). Ma se si aggiungono anche i 720 ad accesso programmato a livello nazionale (il 16,2%), quelli totalmente liberi sono il 61,9 per cento. Mentre per quattro su dieci c’è bisogno di superare un test d’ingresso.
Sempre relativamente ai posti a Odontoiatria sono molte le perplessità tra gli studenti riguardo alla assegnazione dei posti aggiuntivi nei diversi atenei, in particolare i dubbi maggiori sono sul rapporto tra i posti disponibili e la popolazione dell’area di riferimento. L’Università di Chieti, per esempio passa da 54 posti a 70, Milano invece resta ferma a 70 o Torino che vede scendere a 40 gli accessi disponibili.
E proprio i test d’ingresso sono finiti nel mirino del Governo “giallo-verde”. Come conferma il contratto di governo quando, alla voce università, annuncia «la revisione del sistema di accesso ai corsi a numero programmato». Come? «Attraverso l’adozione di un modello che assicuri procedure idonee a verificare le effettive attitudini degli studenti e la possibilità di una corretta valutazione».