Come ogni anno in questo periodo, ISTAT ha reso noti i primi risultati relativi alle indagini del 2018, ai quali faranno seguito intorno a dicembre 2019 i cosiddetti “microdati” ovvero i dettagli dei questionari dai quali saranno possibili ulteriori e molteplici elaborazioni statistiche. Si tratta di informazioni riferite alle famiglie che, pur riguardando i singoli componenti, vengono raccolte in diversi momenti dell’anno al fine di correlare anche i profili di stagionalità.
Tali dati vengono poi ulteriormente integrati, revisionati e aggiornati sulla scorta delle informazioni provenienti, ad esempio, da Banca d’Italia, Ministero della Salute, ANIA e altri Enti.
Il Centro Studi ANDI ha provveduto ad estrapolare la parte legata al settore sanitario e, più in dettaglio, a quello odontoiatrico, da cui si evince che la spesa sanitaria totale annua del 2018 è calata rispetto al 2017 dell’-1,2%, pari a -4,7 miliardi. Quella per i servizi dentistici è, invece, calata del -5,9% pari a -550 milioni (quasi 11.000 euro annui per dentista).
Va sottolineato che le spese sostenute dai cittadini rappresentano direttamente il fatturato dei singoli professionisti, dunque si può affermare che, con i limiti di una media generale su tutto il territorio italiano, ogni singolo studio ha registrato un calo di fatturato di circa 11.000 euro.
In totale nel 2018 la spesa sanitaria privata è scesa a 37,789 miliardi da 38,259 nel 2017. La spesa per i servizi dentistici è stata pari a 8,729 miliardi, in diminuzione rispetto ai 9,279 del 2017.
Anche in termini di incidenza percentuale sul totale della spesa sanitaria si conferma un trend negativo, infatti se nel 2017 la spesa per servizi dentistici rappresentava il 24,3% della spesa sanitaria totale, nel 2018 l’incidenza è calata al 23,1%.
In sintesi, nel 2018 si è registrato un calo di tutta la spesa, sia di quella sanitaria totale che di quella odontoiatrica, che tra le diverse componenti è quella che ha registrato la flessione più vistosa, considerando anche i valori assoluti.
Nel corso dei prossimi mesi, come detto, saranno disponibili maggiori dati e di conseguenza sarà possibile fornire una visione più dettagliata e circostanziata. Soprattutto sarà importante poter distinguere se ci sono stati spostamenti dalla spesa tra le diverse realtà o se il calo è stato uniforme, in particolare tra i servizi odontoiatrici resi nella forma classica ovvero dallo studio mono professionale o associato e quella in forma commerciale, le cosiddette “catene”. Questo aspetto sarà particolarmente rilevante alla luce della nuova legislazione in materia di pubblicità sanitaria, i cui effetti saranno documentabili nel 2020, a un anno dalla sua entrata in vigore.
Una nota positiva si registra, al momento ovviamente in termini di esclusiva proiezione statistica laddove, per il prossimo quinquennio, si prevede un incremento della spesa odontoiatrica in crescita di circa 18 punti percentuali.
Dunque, un panorama di ombre e luci che rende ulteriormente importante il lavoro che ANDI svolge attraverso il Centro Studi, offrendo ai Soci informazioni puntuali sul panorama congiunturale e sulle tendenze, garantendo la possibilità di modellare le proprie scelte professionali in modo consapevole e quanto più possibile predicibile.