Con l’entrata in vigore delle norme sulla tracciabilità dei pagamenti, tornano alla ribalta i problemi che ANDI aveva già evidenziato negli scorsi mesi: una norma ingiusta ed inapplicabile, che discrimina e penalizza i cittadini, i professionisti e che porta nella direzione opposta rispetto alla lotta all’evasione fiscale.
Nel mese di novembre, il Presidente Carlo Ghirlanda aveva inviato una nota a tutti i componenti della 5° Commissione permanente al Senato, della 6° Commissione Finanze e Tesoro, nonché a tutte le corrispondenti Commissioni presso la Camera dei Deputati, dove si evidenziavano le problematiche derivanti dalla non detraibilità fiscale per i pagamenti eseguiti in contanti, specialmente per piccoli importi e per le fasce più anziane della popolazione (leggi qui).
Molto perplessa sulla questione anche la CAO Nazionale che, per bocca del suo Presidente Raffaele Iandolo, osserva come “vada subito modificata una norma della quale non si riesce a percepire la logica. In primo luogo, scoraggiare la detraibilità può incentivare inevitabilmente l’evasione. Costringe i pazienti, anche coloro i quali non ne hanno esigenza quotidiana, a dotarsi di strumenti di pagamento elettronici o intermediati da un istituto di credito, unici beneficiari di commissioni che vanno ad aggravare ulteriormente il costo della prestazione sanitaria. Problemi anche per i dentisti, che si trovano costretti a un ulteriore onere burocratico per ottemperare agli adempimenti relativi alle registrazioni degli importi singolarmente, anche quelli minimali.
Una norma contro il buon senso, dunque – conclude Iandolo – che potrebbe essere migliorata, semplicemente equiparando le forme di pagamento degli studi privati a quelle delle strutture ospedaliere, anche per le prestazioni in regime di intramoenia, per le quali sono ammessi i pagamenti in contante e viene mantenuta la detraibilità”.
“Qualsiasi sia la ratio del provvedimento – conferma Carlo Ghirlanda, Presidente nazionale ANDI – esso è di fatto un atto contro il cittadino. Si tratta di una scelta politica sbagliata che introduce ulteriori costi per ognuna delle figure coinvolte e che già si preannuncia inapplicabile, discriminativa e penalizzante per molta parte della popolazione, della quale sarà principalmente colpita quella parte di essa che da sempre preferisce l’uso del contante al mezzo elettronico, con il quale non ha confidenza né fiducia. Inoltre questo provvedimento si unisce alla limitazione dell’uso del contante, una misura da tempo ritenuta tanto inutile quanto ingiusta, ma incredibilmente e nuovamente riproposta.
Per quanto riguarda la nostra categoria, già sottoposta agli obblighi legati al sistema STS e agli ISA, strumento questo già caratterizzatosi per la sua evidenziata incapacità di analisi del nostro settore, si introduce un ulteriore orpello, frutto di chissà quale ragionamento, che impedisce la detraibilità fiscale per le spese sanitarie eseguite tramite l’uso del contante e per somme a volte irrisorie, pur in presenza di ricevuta di pagamento. E i tanti contenziosi che ne deriveranno si svolgeranno inesorabilmente fra il medico ed il paziente, purtroppo entrambi elementi soccombenti e passivi rispetto a questa decisione governativa.
Come ANDI denunciamo con forza l’irragionevolezza di tale norma, insieme alla discriminazione che si determina nell’ambito delle prestazioni di servizi professionali e all’interno della stessa categoria medica ed odontoiatrica, tenuto conto che le prestazioni sanitarie erogate da strutture pubbliche o da strutture private accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale non sono assoggettate a tale limitazione.
ANDI, non essendo allo stato possibile esperire alcun ricorso contro la legge di bilancio, auspica che il Governo ponga in atto un pronto ripensamento e una sospensione dello specifico provvedimento, riservandosi comunque di valutarne le procedure attuative e di attuare di conseguenza ogni azione idonea a riallineare l’erogazione delle prestazioni sanitarie odontoiatriche al regime vigente per le altre professioni.”