Nell’articolo del Corriere della Sera l’intervista a Carlo Ghirlanda
Se c’è una categoria professionale che il Covid-19 ha messo nell’angolo sin dal primo giorno della sua comparsa, è l’attività del dentista e di tutto il mondo che le ruota attorno. Le ragioni sono intuitive: i dentisti non possono mantenere il metro di distanza dai pazienti e lavorano a stretto contatto con le vie respiratorie.
«Questo ha fatto sì che le nostre attività si siano fermate tra le prime e siano ripartite tra le ultime — spiega Carlo Ghirlanda, presidente dell’Andi, Associazione dentisti italiani — e la fase 2 per noi ha comportato un impegno economico e di incombenze previste dalle linee operative: avremo bisogno di camice e sopra camice, di occhiali protettivi e visiere da fornire a tutti coloro che lavorano in studio e da cambiare praticamente a ogni cliente. Il ricambio d’aria per gli impianti di ventilazione forzata prevede la sostituzione ogni 5 cicli invece che ogni 15. Insomma abbiamo aumentato in modo esponenziale gli oneri per mantenere il livello massimo di sicurezza».
L’occupazione
Eppure la categoria è stata esclusa dal bando Invitalia che prevedeva rimborsi per le imprese che hanno sostenuto spese per sanificazioni e altri strumenti di protezione individuale.
«I fondi erano davvero esigui — ammette Ghirlanda — 50 milioni non potevano bastare ma escluderci è stato un segnale che ci ha subito fatto capire che aria tirava». Non buona a giudicare dal fatto che poi i professionisti sono gli unici a non poter chiedere il bonus per due mesi e gli unici a essere esclusi dai contributi a fondo perduto. «Questa lo riteniamo proprio un sopruso — protesta il presidente dei dentisti italiani — che si favoriscano solo le imprese è inaccettabile. I professionisti in generale e i dentisti in particolare vedono l’impiego di 280 mila addetti, il coronavirus produrrà un calo di fatturato stimato del 56%.
Il fatto che le catene internazionali stiano scappando dall’Italia la dice lunga sulla difficoltà del nostro mercato. Andremo incontro a nuove contrazioni perché la gente ha paura e inoltre per motivi di sicurezza siamo costretti a dare appuntamento alla metà dei clienti rispetto alle agende pre Covid. Le difficoltà si moltiplicano ogni giorno come i costi ma al governo non sembra interessare».
Lo scontro
Probabilmente, interpretando le molte frasi di ministri e sottosegretari, esiste la convinzione che i professionisti non siano l’anello debole della catena economica italiana e gli aiuti più massicci siano da destinare ad altre categorie.
«Si tratta di un pregiudizio vecchio e datato — afferma Ghirlanda —. Il reddito medio dei dentisti italiani è di 44 mila euro lordi e sarà dimezzato da questa pandemia. Basti pensare che in un sondaggio effettuato sui dentisti under 35, ben l’80% di loro ha affermato di non voler intraprendere la libera professione. Il ministro della Salute non ci ha mai incontrati e allora rivolgiamo proprio a lui il nostro appello: ci dica quali valori vuole salvaguardare il governo: la nostra è una categoria in forte crisi, che si è battuta durante l’emergenza (ci sono 15 dentisti tra i medici morti operando da volontari) eppure siamo esclusi da qualsiasi forma di aiuto. Non è un buon segnale per il paese».
Autore: Isidoro Trovato
Fonte: Corriere della Sera – Corriere.it