Il coronavirus nel mondo

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Storie, curiosità, contagiati e vittime Paese per Paese. Sull’ANSA ogni giorno le ‘Cronache della pandemia’ nel mondo, un servizio sull’emergenza coronavirus all’estero curato dalla rete dei corrispondenti dell’Agenzia nei cinque continenti. Al di là del flusso continuo di notizie e aggiornamenti, dall’Asia all’America Latina, dall’Europa agli Stati Uniti una serie di ANSA-BOX racconterà la pandemia che sta investendo tutto il pianeta e che, per usare le parole dell’Oms, ‘ha già segnato la nostra epoca’.

Coronavirus è la pandemia dei paesi ricchi – La pandemia da Covid 19 ha sovvertito, per la prima volta dal dopoguerra, l’ordine dei Paesi che sono maggiormente colpiti da una malattia, confermandosi la pandemia dei ricchi. Lo indica l’analisi, pubblicata sulla rivista The Lancet, da Richard Cash e Vikram Patel, esperti di sanità pubblica e di medicina sociale, dell’università americana di Harvard. “All’inizio di maggio 2020, oltre il 90% dei decessi per Covid-19 si sono verificati nei paesi più ricchi del mondo; includendo nel gruppo anche Cina, Brasile e Iran, tale numero sale al 96%” scrivono i due esperti. Queste differenze con il resto del mondo, fatto di paesi più poveri, sarebbero spiegate dalle differenze nell’età della popolazione e nella struttura sociale. I paesi a basso reddito, raggruppati soprattutto nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale e sud-orientale, hanno popolazioni molto più giovani rispetto ai paesi ricchi e la maggior parte degli anziani vive a casa, non nelle case di cura, dove si sono verificati fino alla metà di tutti i decessi nei paesi ricchi. Nonostante questa inversione, rilevano Cash e Patel, le politiche ritenute necessarie per i paesi ricchi sono state consigliate per tutti, a partire dal lockdown e l’uso di sofisticate cure ospedaliere. Ma i due esperti mettono “in dubbio l’adeguatezza di queste strategie per i paesi meno dotati di risorse”.

In queste regioni, dove i poveri si spostano quasi esclusivamente sui mezzi pubblici, i blocchi delle attività hanno reso molto difficile l’accesso all’assistenza sanitaria essenziale. Con il risultato che “in India per esempio vi è stata una riduzione del 69% delle vaccinazioni contro morbillo, parotite e rosolia nei bambini e dati simili stanno emergendo da altri paesi”. Un altro impatto del lockdown è quello economico su persone che sopravvivono a malapena con mezzi di sussistenza precari. I blocchi delle attività, secondo i due esperti, dovrebbero essere usati con parsimonia per contenere gruppi di casi in queste regioni. “Suggeriamo – scrivono – che i paesi devono permettere alle persone di andare avanti con la propria vita, per guadagnare soldi e mettere il cibo in tavola”. Associata al lockdown, aggiungono, vi è la promozione di test basati su kit costosi e il ricorso alle unità di terapia intensiva. Queste strategie “sono una remota possibilità nei contesti con poche risorse” dove invece “andrebbe promosso il ruolo della diagnosi basata sui sintomi dell’infezione e il ruolo degli operatori sanitari della comunità, dagli infermieri ai medici”

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