Dott. Ferrara torniamo a parlar del sistema dei fondi di assistenza sanitaria integrativa.
Il foglio che trovate alla fine di quest’articolo, pare sia la formula scelta da un fondo per poter dirottare, per qualche motivo non specificato, su un altro collega la richiesta di approvazione dei lavori inviata da un primo dentista. Se corrisponde a verità, è un fatto che non può passare sotto silenzio! Già molti professionisti lottano da anni contro il sistema di rimborsi diretti, lotta sacrosanta perchè fondo e dentista, che dovrebbero controllarsi a vicenda nell’interesse del paziente, diventano in realtà la stessa cosa, ma anche percheè viene meno il diritto della libera scelta del curante, sancito dalla carta dei diritti del malato. Come se non bastasse, questo modus operandi rovina il rapporto medico/paziente, in quanto quest’ultimo non riceve gratuitamente queste prestazioni, ma in base al contratto di lavoro rinuncia ad una parte di stipendio e quindi anche ad una parte della pensione ed ad una parte del tfr o ad altri possibili benefit, maturando aspettative che vengono spesso deluse per una supposta mancata collaborazione da parte del sanitario, che è invece vittima, come lui, di norme vessatorie.
Quali azioni andrebbero messe in campo per modificare questa situazione?
Purtroppo anni di lotta ci fanno capire che e’ duro riuscire a far cambiare delle norme che toccano interessi così grandi, ma sarebbe disperante vedere che tali criteri vessatori siano adottati anche dai fondi che forniscono prestazioni sanitarie alla nostra categoria.
Ignorare questi fatti sarebbe segno di un autolesionismo che mostra una categoria che ha perso il senso del proprio ruolo, del proprio valore e dei propri valori, in nome di una pragmatica ricerca del compromesso che dopo anni abbiamo visto non pagare mai. Non siamo in grado di usare la nostra forza, diventando vittime di figure più determinate, ci abbandoniamo alla rabbia muta e alla rassegnazione. Dunque, almeno nella scelta delle assicurazioni che vedono i medici come pazienti, si dovrebbero introdurre criteri di valutazione della qualità del trattamento riservato sia al sanitario che effettua la prestazione sia al sanitario che la riceve e che tali criteri siano di dominio pubblico, in modo che la scelta contempli gli interessi di tutti. Se vogliamo lottare per le norme che riteniamo giuste, dobbiamo incominciare a mettere ordine in casa nostra: e’ sempre l’esempio il miglior modo per condizionare gli altri.