Dal 1° gennaio 2021 è stata reintrodotta, seppure in misura ridotta al 5%, l’ IVA sui Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), fondamentali per il contenimento, la gestione dell’emergenza e per la prevenzione della trasmissione del COVID 19 per tutta la popolazione e soprattutto per Medici, Odontoiatri e personale ausiliario, la cui applicazione sull’acquisto di tali materiali era stata sospesa dall’articolo 124 del Decreto Rilancio (DL 19 maggio 2020 n.34 convertito in Legge n.77 del 17 luglio 2020).
Alla luce dei ritardi nelle forniture dei vaccini, che hanno determinato il rinvio dei tempi di vaccinazione inizialmente previsti, ed in relazione al prolungamento al 30 aprile 2021 del periodo di stato di emergenza, il Presidente nazionale ANDI, Associazione Nazionale Dentisti Italiani, Dott. Carlo Ghirlanda, denuncia l’immediata esigenza di ribadire il regime di esenzione IVA su tutti i DPI finché non sia definitivamente superato lo stallo delle vaccinazioni e superato lo stato di emergenza.
“I ritardi sulle vaccinazioni – dichiara Ghirlanda – e la consapevolezza della oggettiva diffusione del virus fra la popolazione, che viene pertanto costantemente invitata ad usare e cambiare i DPI a scopo precauzionale, deve imporre al Governo l’obbligo di eliminare subito l’ulteriore aggravio di costo rappresentato dall’imposta IVA sui DPI nuovamente attiva dal 1°gennaio 2021.
Si tratta di un provvedimento opportuno per tutti i professionisti sanitari ed il personale ausiliario, ed in particolare per noi Odontoiatri e le assistenti di studio odontoiatrico, insieme impossibilitati a mantenere il distanziamento interpersonale con i pazienti per la specifica natura delle prestazioni odontoiatriche e che per motivi di precauzione e prevenzione utilizziamo i DPI per garantire i pazienti, se stessi e il personale di studio dal rischio di contagio.
Il taglio delle forniture di vaccini – conclude il Presidente ANDI – lascia prevedere che gli Odontoiatri dovranno ancora per lungo tempo aumentare le proprie dotazioni di DPI, generando un ulteriore aumento dei costi che, se non deve ricadere sui pazienti, non può allo stesso tempo gravare sui noi professionisti, per i quali l’IVA rappresenta un costo puro poiché le prestazioni sanitarie per diagnosi, cura e riabilitazione rese alla persona nell’esercizio della professione sanitaria sono esenti IVA ai sensi art. 10 n. 18 del DPR 633/72.
Ci attendiamo che questa misura sia considerata e immediatamente applicata già nel prossimo imminente decreto “milleproroghe”: Il Governo deve comprenderne il significato e l’importanza, con atti immediati, conseguenti e concreti”