Improntato alla gestione autonoma delle province il programma vaccinale del Veneto, come conferma il Presidente ANDI Veneto, Federico Zanetti.
Partenza non omogenea, dunque, con alcune aree dove sia gli Odontoiatri che il personale di studio ha già effettuato entrambe le vaccinazioni e altre, come Verona, dove si prevede lo sblocco della situazione per sabato 13 febbraio.
Come commenta, Dr. Zanetti, lo scenario vaccini nella vostra Regione per il settore odontoiatrico?
Ad oggi, la situazione in Veneto non è omogenea, in quanto ogni provincia ha agito per proprio conto. Ad esempio, il territorio di Vicenza è coperto da due Ausll che si stanno occupando delle vaccinazioni e, mentre la prima ha già completato l’iter vaccinale per gli Odontoiatri, la seconda lo ha iniziato solo da qualche giorno, con la prima dose. Secondo i dati in mio possesso, Belluno e Venezia sono state le prime ad iniziare la campagna di vaccinazione.
In provincia di Venezia, in una delle due Ausll che coprono il territorio ci sono stati dei problemi legati alla riduzione dei vaccini disponibili, con il conseguente blocco delle vaccinazioni. Alcuni colleghi hanno completato il ciclo, altri dovrebbero iniziare a breve.
Mi risulta abbiano iniziato anche le province di Treviso, Padova e Rovigo e l’unica provincia attualmente in attesa dell’inizio delle vaccinazioni è quella di Verona, inizio che dovrebbe avvenire sabato 13 febbraio. Questa è la situazione a livello regionale per gli Odontoiatri, per il personale di studio siamo in attesa di certezze che ancora non abbiamo.
In alcune province l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri ha raccolto le adesioni da inviare alle Ausll di competenza, in altre anche il personale è stato vaccinato.
Questa è ovviamente una situazione che mi lascia piuttosto sconcertato, in quanto il personale lavora al nostro fianco tutti i giorni.
Un suo commento sulle misure di sicurezza e sui protocolli all’interno degli studi odontoiatrici. Come Odontoiatra privato cosa proporrebbe? Quali modifiche attuerebbe?
Ritengo che anche precedentemente al COVID noi fossimo predisposti ad un alto livello di sicurezza e, di fatto, abbiamo ulteriormente elevato questo livello, cambiando Dpi di riferimento, rivedendo l’organizzazione dello studio e i protocolli applicati.
Negli studi odontoiatrici i pazienti sono sicuramente tutelati, ma questi cambiamenti hanno avuto delle ricadute economiche sul nostro operato. L’implementazione delle procedure di sicurezza, ha portato ad un aumento dei costi e dei tempi di esecuzione delle prestazioni, a causa della dilatazione dei tempi di accoglienza, preparazione della postazione, e dimissione del paziente.
Attualmente non mi sembra possibile modificare questo iter, siamo in piena seconda ondata e i pazienti potrebbero non capire.
Auspico un ritorno a protocolli più snelli a partire da maggio/giugno.
In che modo la pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto sulla capacità di fornire assistenza?
La prima fase è stata piuttosto critica, soprattutto per motivi organizzativi legati alla scarsa conoscenza del virus Sars-coV-2. Non sapevamo quali nuove procedure applicare, non eravamo a conoscenza dei Dpi più indicati, pensavamo di essere molto esposti. Nella fase attuale applichiamo ciò che abbiamo imparato dagli inizi della pandemia, soprattutto in seguito alle conoscenze maturate in quest’anno.
Ormai, nonostante i tempi delle sedute siano sicuramente aumentati, siamo ben organizzati, e abbiamo imparato a gestire tutti i passaggi richiesti dalla pandemia in corso.
Dal un punto di vista economico sono sicuramente aumentate le difficoltà per alcune categorie di pazienti nel sostenere le cure dentali.