Sono state le singole Asl a decidere sulle modalità di somministrazione dei vaccini e la priorità di accesso che deve essere seguita nella regione rivierasca. La buona notizia, come conferma il Presidente di ANDI Liguria, Uberto Poggio, è che, sia per gli Odontoiatri che per il personale di studio si sta avviando la procedura di vaccinazione.
Dottor Poggio, ci può descrivere lo scenario vaccini nella vostra Regione per il settore odontoiatrico?
La situazione è leggermente disomogenea, perché alcune province hanno già iniziato le vaccinazioni a differenza di altre che stanno iniziando in questi giorni e questo è dovuto alle singole Asl, ognuna con una sua procedura specifica. Ad esempio, la provincia di Genova inizierà domani martedì 16 febbraio con la vaccinazione della prima dose in base all’ordine di iscrizione, mentre Imperia e La Spezia hanno già iniziato nelle scorse settimane e Savona partirà nei prossimi giorni. Come dicevo, ogni Asl procede con un suo ordine specifico: noi in base all’iscrizione, altri in ordine alfabetico, altri in ordine di età. Per quanto riguarda Genova, verrà vaccinato anche il personale degli studi odontoiatrici, cosa che avverrà anche nelle altre province con tempi leggermente differiti.
Un suo commento sulle misure di sicurezza e sui protocolli all’interno degli studi odontoiatrici. Come odontoiatra privato cosa proporrebbe? Quali modifiche attuerebbe?
Secondo me, i protocolli sono più che adeguati ed è stato dimostrato anche dal rapporto dell’INAIL in cui non compariva alcun dipendente di studi odontoiatrici tra le persone contagiate. Certamente, alla prima ondata ci sono state delle difficoltà, soprattutto perché mancavano i DPI, ora la situazione è migliorata: i protocolli sono assolutamente adeguati e riusciamo ad applicarli con facilità, ma questo ha comportato, ovviamente, una frequentazione diversa da parte dei pazienti proprio per poter applicare queste misure. Di conseguenza, abbiamo avuto un aggravio dei costi che faticano a rientrare.
In che modo la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto sulla capacità di fornire assistenza?
Sicuramente ha provocato in alcuni pazienti il peggioramento di stati patologici, perché c’è chi non viene a curarsi per timore o chi è soggetto a rischio e, di conseguenza, convive con situazioni da curare, come ad esempio malattie parodontali, di fatto aggravandole durante questa fase. Oltre a questo aspetto, ovviamente c’è la problematica economica: mediamente il calo si aggira intorno al 30%.