Tra gennaio 2018 e ottobre 2020 ISP RBM ha ricevuto oltre 10.000 reclami. Grazie agli elementi raccolti dall’Autorità risultano ritardi nell’erogazione delle prestazioni, ritiri di autorizzazioni già rilasciate, difficoltà a contattare l’assistenza clienti, arbitrarie limitazioni nella prassi liquidativa.
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva, di conseguenza, comminato una sanzione di 5 milioni di euro nei confronti di Intesa Sanpaolo RBM Salute S.p.A., compagnia assicurativa specializzata nell’assicurazione sanitaria, e di 1 milione di euro nei confronti di Previmedical – Servizi per Sanità Integrativa S.p.A., provider di servizi cui è stata affidata la gestione e la liquidazione delle pratiche di sinistro.
Le motivazioni di questa sanzione sono numerose e articolate, come era stato documentato nell’articolo di ANDI News (Vedi QUI). ANDI mantiene alta l’attenzione anche su questa partita, come ribadisce il Presidente nazionale, Carlo Ghirlanda, nella sua dichiarazione:
Si conferma che i comportamenti ostruzionistici attuati da quel provider di servizi di rete sono fatti concreti, così come più volte denunciato da ANDI negli scorsi mesi. Tutti i ricorsi che i colleghi che si sono ritenuti danneggiati da quelle pratiche hanno presentato alla giustizia ordinaria tramite i nostri legali hanno ottenuto riscontri positivi.
ANDI propone ai decisori il superamento del concetto di reti chiuse e sostiene la libera scelta del medico e dentista curante da parte del cittadino, senza i vincoli che i providers di reti convenzionate impongono sia agli aderenti ai fondi integrativi che a noi professionisti.
La prossima legge della concorrenza rappresenta un’occasione fondamentale per liberare dai lacci degli interessi dei provider un sistema di sanità, quello dei fondi integrativi, che si regge su risorse economiche che seppur provenienti dalla fiscalità generale sono ora invece il mezzo per arricchire i terzi paganti, cioè gli intermediari tra aderenti ai fondi e i professionisti sanitari.