Torna anche quest’anno la settimana di sensibilizzazione e informazione contro l’antibiotico-resistenza, una delle problematiche più preoccupanti per la salute e la programmazione sanitaria a livello globale. Tradizionalmente ricorrente tra il 18 e il 24 Novembre di ogni anno questa campagna, promossa dall’OMS e sposata negli anni da tutti i maggiori regolatori internazionali (per menzionare solo quelli europei: Commissione e DG Santé, ECDC, EMA) e nazionali, mira a rendere visibile una problematica che, per quanto nota a ricercatori e clinici, continua in buona parte ad eludere il grande pubblico. Il motto della campagna 2021 cerca proprio di superare questo scoglio, rivolgendosi tanto al professionista quanto al paziente: “Gestite gli antibiotici con attenzione! Diffondere la conoscenza per combattere la resistenza.” Da parte sua, l’ECDC (European Center for Disease Prevention and Control) ha provveduto ad organizzare un evento virtuale mirato espressamente all’intreccio tra la problematica dell’antibiotico-resistenza e l’emergenza COVID-19, moderando un seminario ad accesso libero, trasmesso in apertura alla settimana mondiale.
L’odontoiatria italiana si è sempre dimostrata ricettiva a questo tema. Come tutti sappiamo, solo in anni recenti sono cresciute le preoccupazioni legate al tema dell’antibiotico-resistenza: un fenomeno che, entro il 2050 secondo le stime OMS, potrebbe diventare la prima causa di mortalità nel mondo, selezionando ceppi batterici, virali, fungini e parassitari resistenti ai farmaci comunemente in commercio. A introdurre il tema è Marco Colombo, Presidente ANDI Pavia, Responsabile Scientifico Nazionale ANDI e nuovo membro del Comitato Scientifico Centrale FDI, World Dental Federation. Quello della resistenza antibiotica è un problema serio e complesso, che abbraccia un enorme numero di variabili e può accelerare in congiunture imprevedibili. Prendiamo ad esempio il periodo del lockdown: la distanza tra paziente e professionista ha, in alcuni contesti, fatto aumentare vertiginosamente la prescrizione antibiotica in forma preventiva, arrivando – come testimoniano i colleghi della British Dental Association – ad aumentare del 25% su scala nazionale e, in alcune aree, a toccare punte del 55%. Sono cifre che devono farci riflettere sul consumo, l’uso e, a volte, l’abuso che si fa di questi farmaci nelle nostre società.
Che fare? Da questo punto di vista, le iniziative partite dal mondo dell’odontoiatria non sono mancate. Il CED, Consiglio Europeo dei Dentisti, unitamente ad ERO, Ufficio Europeo di FDI, ha elaborato durante l’anno passato un pratico opuscolo che raccoglie e sintetizza in forma chiara tanto ai professionisti quanto ai pazienti un vademecum di principi per combattere l’antibiotico-resistenza. Grazie alla sua incisività e fruibilità, il documento è stato accettato dall’European Center for Disease Prevention and Control, ed è ora parte integrante delle campagne di sensibilizzazione europee. FDI continua invece, tramite l’impegno del suo Comitato Scientifico, ad ampliare la propria sezione relativa a questa problematica, aggiornando una biblioteca a libero accesso di risorse e fonti accreditate e proponendo un corso di formazione sulle implicazioni dell’antibiotico-resistenza in ambito odontoiatrico. “Dalla pubblicazione del “White Paper on the essential role of dental teams in reducing antibiotic resistance”, FDI ha sposato in toto la causa, diventando uno dei punti di riferimento internazionali per la battaglia contro questo fenomeno,” continua Colombo. I punti sollevati dal documento sono numerosi, ma mi preme in prima istanza ricordarne due. Primo: una pratica di igiene e una prassi di controllo odontoiatrico sono sufficienti, spesso, a evitare la somministrazione antibiotica. Se riuscissimo, e in Italia per buona parte ci riusciamo, a fondare la nostra professione sul mantenimento costante di una salute orale ottimale, gli antibiotici tornerebbero ad essere quello per cui sono stati progettati: dei potenti alleati in situazioni critiche, sulla cui efficacia non dobbiamo poter dubitare. Secondo: i ceppi microbici, o virali, non conoscono confini nazionali o competenze professionali specifiche. Il paragone con il COVID-19 sarebbe scontato: ma la verità è che, in un mondo globalizzato, la diffusione di questi patogeni altamente resistenti ai farmaci (super bugs) diventa immediatamente un problema comune, più velocemente trasmissibile e meno chiaramente rilevabile di quanto non sia risultato essere il SARS-CoV-2. Non pensiamo, quindi, a come alcuni – pochi – contesti potrebbero, spingendo sulla ricerca farmacologica, continuare ad aggiornare le proprie difese per combattere questo nemico in continua evoluzione; puntiamo piuttosto ad una soluzione che ripensi abitudini e stili di vita, andando a sviluppare una prassi di salute e di prevenzione, che sia più sicura nel tempo, più conveniente economicamente, e più giusta, andando ad abbracciare tutto il globo.
Unitamente ad altre associazioni nazionali ed internazionali, ANDI si è posta in prima linea nell’affrontare questa problematica -commenta Ferruccio Berto, Vicepresidente Nazionale e Responsabile Commissione Esteri ANDI-. Tutti comprendiamo come i dentisti non siano che una goccia nella lotta contro questo pericoloso nemico: tuttavia, come clinici, non possiamo esimerci dal fare il nostro meglio, nei nostri studi e con i nostri pazienti, per supportare la battaglia contro l’antibiotico-resistenza. Il lavoro di FDI, CED ed ERO in questo campo è stato finora incisivo. Fondamentale ora perseverare su questa strada, continuando a coinvolgere e informare tutti coloro che, dentro e fuori l’ambito sanitario, impieghino nelle loro attività prodotti antibiotici.
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