La Primavera 2023 è stata ricca di attività per il comparto Esteri di ANDI, confermando la forte presenza dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani in Europa e nel mondo. Numerose le occasioni che hanno visto la partecipazione di delegati ANDI a tavoli tecnici, workshops e congressi, in primis l’incontro dell’European Regional Office (ERO) di FDI, World Dental Federation, ad Istanbul, e la plenaria del Consiglio Europeo dei Dentisti (CED) di Stoccolma.
La salute del corpo passa dalla bocca
Gli eventi della primavera ANDI hanno rilanciato con forza la stretta connessione tra la salute orale e quella sistemica della persona, in linea con quel concetto di One Health (salute per l’individuo, le società, l’ambiente) ormai parte integrante della programmazione sanitaria a livello locale e internazionale. Nel parlare di Oral Health, è stato fatto notare, l’accento è troppo spesso posto sul riferimento topico; importante ribadire invece, come recentemente sottolineato dall’OMS, che l’obiettivo del professionista non sia la bocca, ma la salute del paziente, da cogliere, gestire e articolare nella sua complessità. Per questo motivo, FDI ha deciso di inaugurare ad Istanbul un nuovo comparto, dedicato eminentemente alle dinamiche inerenti alla salute orale. Parallelamente, ERO ha lanciato il proprio forum sul tema, inaugurando un gruppo di lavoro preposto a raccogliere la dimensione specifica della salute orale in Europa.
Il gruppo dovrà definire le sue specifiche caratteristiche, ma già da ora i temi eminenti sembrano essere interprofessionalità, formazione avanzata, programmazione sanitaria e prevenzione. La salute orale ha poi da sempre un posto preminente in CED, vista la presenza ab origine di un gruppo molto attivo in particolar modo sulla tematica degli stili di vita, impegnato nella prevenzione al tumore del cavo orale e nella lotta all’antibiotico resistenza il quale, grazie all’apporto del team ANDI, sta ristrutturando e focalizzando le proprie energie al fine di rendersi responsivo all’ambito normativo europeo.
Innovazione: possibilità e incognite del mondo digitale
Durante questi eventi un secondo tema ricorrente è stato quello della digitalizzazione delle professioni sanitarie. A Stoccolma è stata approvata una posizione, la prima nel suo genere per quanto riguarda l’ambito odontoiatrico, in relazione all’European Health Data Space (EHDS). Il documento, pur sottolineando i meriti dell’iniziativa, chiede al regolatore europeo di includere membri di tutte le professioni sanitarie all’interno di questa transizione, al fine di svilupparne le tappe seguendo principi deontologicamente condivisi, in grado di mantenere il paziente al centro del trattamento di dati sensibili proprietari. A tutela del professionista si chiede poi una attenta analisi del contesto di riferimento: per ovviare alla disomogenea distribuzione delle competenze informatiche, la realizzazione dell’EHDS deve comprendere anche un processo di formazione per gli utenti, oltre a prevedere una copertura economica adeguata per costi di materiali e licenze che in nessun caso potranno essere carico dell’utilizzatore finale.
Altro tema di interesse quello dell’intelligenza artificiale: in quest’ambito è stato sottolineato come l’intervento preferenziale per il comparto non possa limitarsi all’aspetto normativo, ma debba sapersi inserire all’interno di una dinamica funzionale allo sviluppo delle AI. Un processo di selezione dei dati in entrata, in grado di monitorare la qualità e la consistenza di questi, permetterà una crescita controllata di questi sistemi: un aspetto che, se affiancato a regolamentazione e capacità di utilizzo, potrebbe risolvere molte delle incognite oggi poste dall’evoluzione dell’intelligenza artificiale e alla sua applicazione in medicina.
Innovazione anche nel nuovo progetto ERO dedicato alla salute orale di pazienti anziani e fragili, mirante a realizzare una piattaforma multilingue gratuitamente accessibile, pensata per guidare il personale assistenziale laico o i familiari nelle procedure di igiene orale.
Digitalizzazione, nuovi processi organizzativi e cambiamenti legati all’operatività del team odontoiatrico sono poi elemento di esame del tavolo tecnico ERO Dental Team, che nell’ultimo anno ha analizzato il panorama europeo per comprendere come i vari contesti professionali stiano rispondendo alla svolta digitale. A fronte di una grande varietà di scenari in fatto di figure del team odontoiatrico e mansioni affidate a queste, il gruppo ha voluto sottolineare con forza due principi: in primo luogo, la necessità di una formazione adeguata di tutte le figure operanti all’interno dello studio in relazione alle nuove competenze da acquisire; in secondo luogo, la non sostituibilità dell’odontoiatra come leader del suo team operativo.
Tematiche sindacali, contesto comunitario
Centralità dell’odontoiatra in quanto professionista titolato e abilitato alla gestione della salute orale e sistemica del paziente: questo messaggio viene rilanciato da un altro importante documento approvato a Stoccolma. In linea con quanto stabilito dai pareri OMS in merito alla preparazione dei sistemi sanitari di fronte ad eventi di crisi e al nuovo piano di resilienza sanitaria europeo, facente capo all’agenzia HERA, il parere CED “Dental Workforce” affronta il tema della regolamentazione, preparazione e tutela della forza lavoro odontoiatrica nel suo insieme.
Superando la generalità dei pareri sopracitati, e allineandosi a FDI Vision 2030, questo documento enumera le condizioni essenziali per assicurare accessibilità, copertura e alti standard qualitativi:
- riconoscimento del ruolo dell’odontoiatra all’interno di un progetto di salute condiviso e interprofessionale;
- titolarità della sua funzione di responsabile della salute orale; possibilità di delega con supervisione di alcune sue mansioni a figure da identificarsi all’interno del team, senza che questo processo risulti pregiudizievole o attui procedure di sostituzione dello stesso.
Formazione di base e lifelong learning, tutela della libera professione e inserimento della salute orale all’interno della pianificazione sanitaria nazionale sono altri elementi ribaditi con forza dal documento. Il riconoscimento dei titoli professionali e dei crediti formativi esteri ha poi meritato un’analisi particolareggiata.
Dopo una latenza registrata in periodo COVID, alcuni paesi hanno lamentato un aumento allarmante nel numero di corsi di odontoiatria riconosciuti a livello ministeriale. In alcune aree, l’aumento è così marcato da generare un forte squilibrio nelle dinamiche del mercato del lavoro e della programmazione sanitaria, e sta generando una diaspora di giovani laureati verso altri paesi; un caso questo particolarmente evidente in Turchia dove, nonostante la sorveglianza di Ordine e Associazione, il numero dei corsi di odontoiatria è aumentato del 35% nell’ultimo quinquennio, superando il centinaio. Su questo tema, ANDI lavora a fianco delle maggiori associazioni europee al fine di trovare una soluzione condivisa al problema dell’equipollenza dei titoli e della mobilità professionale, stringendo accordi ed esplorando il mercato del lavoro comunitario per assicurare la tutela del paziente.
Gli eventi primaverili che hanno impegnato ANDI sul fronte internazionale hanno poi costituito un’occasione per avanzare, a nome dell’intero comparto europeo, una richiesta indirizzata direttamente all’Organizzazione Mondiale della Sanità. In preparazione al World Dental Parliament FDI di Settembre, gli oltre 100 delegati riuniti ad Istanbul e Stoccolma hanno avanzato una richiesta precisa: quella di una maggiore inclusione per la professione all’interno dei procedimenti dell’ente internazionale.
La Federazione Internazionale dei Dentisti, da sempre organo di contatto privilegiato tra l’associazionismo di categoria e l’OMS, ha lodato il processo che ha portato, durante l’ultimo triennio, ad un rinnovato interessamento per odontoiatria e salute orale, manifestato tramite l’approvazione di pareri quali la Resolution on Oral Health del 2021, o la Global Strategy on Oral Health dell’anno successivo.
Tuttavia, i delegati hanno lamentato come nella stesura di questi documenti i dentisti, e i contesti nazionali in generale, raramente siano entrati in maniera programmatica: questo ha creato alcune difficoltà in relazione alla definizione di salute orale proposta; la quale, se non legata a una dimensione professionale chiaramente definita, rischierebbe di perdere le proprie caratteristiche costitutive. Parallelamente, perplessità sono state espresse riguardo il processo di raccolta dati che ha innervato l’elaborazione di questi pareri.
I delegati di molti Paesi (Italia, Svizzera, Portogallo, Inghilterra, Germania e altri) hanno, infatti, riscontrato uno scostamento tra le informazioni presenti all’interno dell’Oral Health Status Report (2022) rispetto a quelle disponibili su territorio nazionale o quelle riconducibili agli studi e le analisi compiuti dalle singole associazioni. Un distacco comprensibile, in quanto l’assenza in molti contesti di un piano nazionale per la salute orale e correlati strumenti di raccolta e analisi degli indicatori a questa associati rende estremamente complesso stilare un documento come l’Oral Health Status Report.
Per questo motivo, a Istanbul come a Stoccolma la professione ha chiesto a viva voce l’apertura di canali di comunicazione diretti con i grandi regolatori internazionali della salute, mettendo a disposizione competenze e capacità per collaborare attivamente a questa e altre iniziative, partecipando da protagonista alla gestione del comparto al fine di assicurare accessibilità e qualità delle cure a ciascun paziente, confermando la necessità di affermare che la salute orale, parte del benessere di ciascun individuo, debba essere diritto di ciascuno.