La proposta di legge sull’equo compenso, in discussione presso la Commissione Giustizia del Senato, va cambiata. È la posizione espressa dal Presidente dell’ANDI Carlo Ghirlanda che ha sottolineato come il testo pur riconoscendo astrattamente il diritto del professionista a percepire un compenso proporzionato alla qualità della prestazione resa, rende di fatto tale diritto inesigibile.
La prima criticità della legge – continua Ghirlanda – sta nel campo di applicazione dell’equo compenso, limitato ai soli grandi committenti, e che, quindi, esclude la grande maggioranza dei professionisti.
Ma l’aspetto più controverso riguarda il sistema sanzionatorio, molto blando nei confronti dei committenti inadempienti quanto paradossalmente severo nei riguardi dei professionisti. I professionisti pagati sottosoglia, infatti, potranno ottenere l’equo compenso soltanto attivando una azione giudiziale: a quel punto, però, scatterà l’obbligo da parte dell’Ordine di comminare una sanzione disciplinare al professionista. Ora mi chiedo: quale professionista attiverà l’azione giudiziale?
Esprimiamo gratitudine nei confronti dei parlamentari e delle forze politiche che hanno promosso e sostenuto una legge sull’equo compenso dei professionisti – conclude il Presidente dell’ANDI – ma non possiamo fare a meno di chiedere loro di rendere effettivamente esigibile tale diritto per tutti i professionisti, migliorando una legge che così com’è non può funzionare.
Vedi il testo in discussione alla II Commissione Giustizia del Senato QUI