È terminato il 2022 ed eravamo convinti di archiviare il triennio 2020-2022, durante il quale è successo l’imprevedibile: pandemia, guerra… e le conseguenti crisi energetiche, economiche e sociali. Le “sicurezze” che ci hanno accompagnato per anni, portando anche ad una certa dose di indolenza, sono andate in frantumi in men che non si dica. Eravamo preparati? Non credo! É stato il famoso “cigno nero”, l’improbabile che con il tempo crediamo “impossibile” e invece accade. Cosa ci insegna tutto questo? Siamo adesso preparati? Non è semplice rispondere, dipende da cosa esaminiamo. Di certo abbiamo delle consapevolezze: le pandemie e le guerre possono ancora coinvolgerci, esiste un “lato oscuro” della globalizzazione che non può essere ignorato. Siamo più preparati ad affrontare il Covid-19, ma dubito che le risorse tecnico-organizzative, seppur riadattate, siano adeguate ad affrontare in modo efficace l’occorrenza di simili eventi.
E la nostra realtà professionale? Premetto che non è mia intenzione mettere sullo stesso piano la gestione dei nostri studi con la gestione dell’emergenza che hanno e devono affrontare le strutture sanitarie territoriali ed ospedaliere; mi limito a confrontare la nostra attività prima e dopo il triennio.
Noi siamo stati capaci di affrontare le circostanze e di superarle e molti nostri comportamenti, percorsi clinici ed extra-clinici si sono modificati. Abbiamo oggi competenze e strumenti che consentono di lavorare con un elevato livello di sicurezza per noi e i nostri pazienti e i dati che abbiamo raccolto in tre anni lo confermano.
In questi cambiamenti ANDI ha avuto un ruolo fondamentale, ha dato opportune indicazioni che hanno consentito di lavorare in sicurezza ed ha fornito anche gli strumenti per farlo, contrastando, nel frattempo, i tentativi di speculazione che ci vedevano coinvolti e a cui, i vari obblighi imposti, ci esponevano. Abbiamo imparato ad utilizzare risorse e strumenti che consentiranno di affrontare situazioni simili in modo più consapevole ed efficace. ANDI ha oggi risorse e competenze adeguate a contrastare derive speculative ed è pronta a farlo e noi siamo in grado di mantenere elevato il livello di sicurezza ambientale e operativo.
E l’ambito culturale? L’offerta formativa di ANDI si è adeguata al contesto ed è stata ampia e di elevato livello qualitativo; quando erano impossibili i corsi in presenza la disponibilità di webinar e di corsi online (FAD) gratuiti ha consentito ai soci di formarsi e conseguire i crediti formativi richiesti. Anche in quest’ambito abbiamo imparato qualcosa, le opportunità evidenziate dal cambiamento devono essere considerate, non si torna indietro. La FAD nell’educazione teorica è una risorsa importante che consente al professionista di ottimizzare i tempi. I corsi in presenza sono in netto recupero, ma il loro obiettivo dovrebbe essere lievemente diverso dalla FAD, più orientato a quella quota di formazione pratica che la nostra attività richiede tanto quanto quella teorica. Per la formazione in radioprotezione, adesso indispensabile, sono stati sviluppati corsi online adeguati a fornire la preparazione che l’uso “complementare” delle apparecchiature radiografiche richiede. La Rivista Italiana di Stomatologia, recentemente pubblicata, consente di assegnare crediti di autoformazione, così come descritto nelle sue pagine finali. Ma non è solo questo l’impegno “culturale” di ANDI. L’impegno è elevato anche e soprattutto nella prevenzione, basti guardare alle varie campagne svolte, che hanno visto ampia partecipazione di soci. L’impegno nei social è altrettanto importante, la possibilità di far arrivare al nostro paziente, quotidianamente, informazioni semplici, ma corrette e adeguate a chiarire concetti e significati di cura e prevenzione è un mezzo potente che ANDI sta sfruttando bene, i numeri lo dimostrano e sono impressionanti.
Al momento in cui scrivo non abbiamo novità circa possibili ulteriori riforme del sistema di assegnazione dei crediti del programma ECM. Le ultime modifiche apportate con delibera dalla Commissione Nazionale di Formazione Continua (C.N.F.C.) al Manuale della formazione continua le abbiamo riportate e commentate in ANDInforma n.4/2002.
Senza entrare nel dettaglio dei criteri di assegnazione dei crediti ad un evento, che va oltre il nostro compito, può essere interessante chiarire alcuni concetti e fare alcuni commenti.
Il sistema attuale prevede l’assegnazione di crediti su parametri quantitativi, valutando in modo abbastanza preciso per i corsi residenziali e congressi il tempo di formazione e il numero di partecipanti e per i corsi FAD il tempo necessario per la lettura, l’ascolto o la visione dei contenuti del corso (tempo di consultazione). Se dovessi esprimere un parere personale assegnerei, a parità di consultazione, più crediti ad un video che alla lettura di un testo, ritenendolo più coinvolgente e quindi con maggior valore didattico. Ulteriori crediti sono assegnati sulla base di criteri più orientati alla valutazione della qualità della formazione (basso numero di partecipanti e metodologie interattive con possibile presenza di tutor) o dei contenuti scientifici (tematiche specifiche di interesse regionale o nazionale, riconosciute o indicate dalla Commissione Nazionale). Per i corsi in FAD, criteri di assegnazione di ulteriori crediti sono le esercitazioni pratiche e i tempi di approfondimento, che è il tempo necessario a trasformare le conoscenze in competenze attraverso momenti di approfondimento, studio, rielaborazione dei contenuti etc… Questi criteri di assegnazione di crediti, indirizzati alla qualità della formazione, sono però meno oggettivabili.
A mio parere argomenti inerenti prestazioni/procedure di maggior interesse per la salute del paziente, come la prevenzione primaria, la diagnosi precoce dei tumori o le terapie nei soggetti in età evolutiva dovrebbero tutte avere un maggior “peso” nei criteri di assegnazione dei crediti. Nel caso della FAD il tempo di approfondimento è lasciato alla valutazione del provider con l’indicazione di un tetto massimo possibile del 50% del tempo di consultazione. Si potrebbe cercare di rendere meno soggettiva l’assegnazione dei crediti per il tempo di approfondimento, per esempio creando categorie che abbiano una scala crescente di complessità e quindi di crediti, definendone i criteri, inserendo già alcuni argomenti al loro interno e lasciando poi facoltà al relatore di inserire il corso in una categoria specifica, motivandone la scelta.
Se chiediamo un’evoluzione dei criteri di assegnazione in ottica di una formazione più adeguata alle richieste del contesto in cui viviamo e lavoriamo è indubbio che anche l’erogazione della formazione deve evolversi, adeguandosi alla richiesta di qualificazione. Non è mio compito e ancor meno interesse valutare l’ampia offerta formativa, in qualche caso più di crediti che di formazione, oggi disponibile. La formazione erogata da ANDI, come ho scritto, è stata adeguata, ampia e di alto livello scientifico e attualmente è in fase di rivalutazione per mantenersi adeguata al contesto, all’evoluzione delle tecnologie e alle necessità del professionista. Si dovranno utilizzare strumenti più fruibili e che abbiano un maggior potenziale didattico. Nei corsi online, come ho scritto, più che la lettura di una slide, hanno impatto positivo video e animazioni che mantengano elevato il livello di attenzione. Il relatore potrebbe evidenziare le parti importanti della lezione, quelle parti che fungono da “ancora”, che sono indispensabili a connettere i vari passaggi procedurali, a consentire la comprensione dei minuti successivi di relazione e richiamando anche l’attenzione del discente, consentono di avere maggiore contezza del raggiungimento dell’obiettivo formativo di base.
L’offerta formativa, comunque, non può comprendere esclusivamente la parte clinica. ANDI ha già ampliato la sua proposta formativa, estendendola ad argomenti oggi altrettanto indispensabili. La nostra professione richiede nuove competenze, come la capacità di selezionare le informazioni mediche importanti e valutarle criticamente (Evidence Based Dentistry) e il favorire le competenze organizzative e gestionali per poter affrontare i numerosi obblighi e gli elevati costi dei nostri studi. Formazione che deve essere anche indirizzata verso la conoscenza di modelli di attività aggregata che potrebbe essere una delle soluzioni possibili all’estremo aumento dei costi e alla necessità di affrontare nei prossimi anni un complicato cambio generazionale, ma che richiede preparazione e competenze adeguate.
Le competenze, la “cultura”, inoltre, devono essere parte della nostra professione e pertanto, “coltivate” in continuo, cosa possibile con una adeguata programmazione, dato che gli attuali impegni extra-clinici e clinici non consentirebbero alternative.
Mentre rileggo e concludo questo articolo arriva una notizia:
Il decreto Milleproroghe pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre 2022 sostituisce le parole “triennio 2020-2022” scritte nell’articolo 5-bis del decreto-legge 29 maggio (credo sia il 19 e non il 29) 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, con la legge 17 luglio 2020, n. 77 con le parole “quadriennio 2020-2023”. Decreto in vigore dal 30 dicembre 2022.
Il decreto, quindi, ha esteso l’esenzione di 1/3 dei crediti formativi al 2023 e ha spostato il termine di acquisizione dei crediti a tutto il 2023. Dato che l’obbligo formativo del precedente “triennio” era stabilito da una delibera della C.N.F.C. pubblicata in dicembre 2019, attendiamo, per capire se un’ulteriore delibera modificherà lo stato attuale di obbligo formativo, sempre che non sia chiarito prima della pubblicazione di questo articolo, nel qual caso sarete già stati informati dalle circolari che avrete ricevuto.