Basta diseguaglianze nel settore odontoiatrico
Prendo spunto (fonte FPress) da alcuni degli elementi citati dal Presidente uscente dell’Antitrust (Autorità garante concorrenza e mercato – AGCM) nel corso della sua ultima relazione di pochi giorni orsono:
“Non mancano alcune valutazioni sulla Legge per la concorrenza dell’agosto scorso (la 124/2017), che ha «ampliato la competizione tra professionisti a beneficio dei fruitori del mercato, sia in termini di aumento delle possibilità di scelta sia di costo del servizio». Anche se, avverte Pitruzzella, un passo indietro rispetto a quei progressi è stato compiuto «dall’introduzione nel Decreto fiscale e nella Legge di Bilancio della nuova disciplina sull’equo compenso». Di fatto, dice il Garante, è stato «reintrodotto un regime tariffario per i servizi professionali» che costituisce «una grave restrizione della concorrenza, in quanto impedisce ai professionisti di adottare comportamenti economici indipendenti e, quindi, di utilizzare il più importante strumento concorrenziale, ossia il prezzo della prestazione». Perché, avverte Pitruzzella nel passaggio che sembra racchiudere la filosofia con cui ha governato per sette anni l’Antitrust, «la concorrenza è un driver dell’innovazione e l’innovazione è il motore della crescita economica».
Sono stato eletto Presidente di ANDI Nazionale da circa un mese. Chi avrà avuto modo di leggere il programma che ha accompagnato la campagna elettorale della nostra squadra probabilmente si ricorderà che esso conteneva al punto 1 del nostro programma elettorale quanto segue: “…riportare ordine nel settore dove il disordine regna sovrano deve diventare per ANDI un obiettivo primario, perché la difesa del lavoro e del reddito che ne consegue non può prescindere da regole uguali per tutti e dal rispetto delle norme esistenti”.
Già, perché il continuo riferimento del presidente uscente dell’Antitrust nel corso dei suoi sette anni di mandato è stato sempre il criterio del “costo” della prestazione, quello che premiasse il consumatore, ma mai l’assicurazione che esso derivasse da un percorso nel quale le componenti “concorrenti” avessero tutti le stesse opzioni di partenza. Eh sì, perché la concorrenza ha anche essa le sue regole ben precise, fra le quali, affinché si possa parlare di concorrenza non sleale, si devono verificare i seguenti requisiti:
- l’ordinato e corretto svolgimento della concorrenza nel sistema economico attraverso la repressione degli atti di concorrenza sleale;
- non applicare condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti.
Pronto a ricevere commenti di corporativismo dopo queste mie considerazioni io ritengo che l’affermazione del Garante “…il più importante strumento concorrenziale… ossia il prezzo della prestazione” debba basarsi su una reale applicazione a 360 gradi dei sovracitati elementi fondamentali della concorrenza, che oggi in Italia non sono invece adottati consentendo alle strutture commerciali di odontoiatria di godere di condizioni fiscali e di mercato più favorevoli di quelle permesse a noi liberi professionisti, pur essendo impegnati nello stesso settore di attività.
A tale proposito suggerisco sin da ora al prossimo Presidente di AGCM, e non solo, la lettura della pubblicazione” Il termometro della salute. 1° Rapporto sul sistema sanitario” a cura di Eurispes e Osservatorio permanente su Salute, Previdenza e Legalità di Enpam, dove (pg.43) si evidenzia che “…L’esercizio della professione medica in forma societaria spesso comporta la parziale evasione degli obblighi contributivi ….oltre che quella dell’imposta sul valore aggiunto… creando distorsioni di mercato e concorrenza sleale… nell’attività di soggetti che operano in forma societaria si realizzano forme di sfruttamento del lavoro degli odontoiatri… oltrechè casi di vero e proprio esercizio abusivo della professione medica…”
Che cosa dire oltre? Che forse l’ultima relazione del Presidente Pitruzzella non sia stata basata sulla piena conoscenza del mercato sottoposto alla sua osservazione? Oppure che quella parte della sua relazione sia “solo” stata una sua tardiva risposta alle considerazioni di Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro della Camera nella precedente legislatura, rispetto ai commenti del Presidente uscente dell’Antitrust al tempo dell’approvazione della legge su Equo compenso: “…Le opinioni dell’Antitrust sull’equo compenso sono inaccettabili e vanno respinte al mittente… Siamo alla teorizzazione del lavoro gratuito… I componenti dell’Antitrust farebbero bene a scendere nel mondo reale delle professioni e non continuare a ‘proteggere’ una logica di concorrenza malata che sta producendo uno scempio sociale e il crescere delle diseguaglianze.”
Facciamo nostra questa dichiarazione per affermare che le disuguaglianze nelle condizioni di concorrenza nel nostro settore devono cessare. Il primo atto eseguito come neodirigenti nazionali ANDI è stato quello di richiedere a varie Autorità di riferimento e garanzia la valutazione della regolarità legislativa ed amministrativa delle condizioni esistenti nel nostro settore e ne attendiamo ora le risposte.
Come nel passato ho già avuto modo di scrivere si tratta di una battaglia di equità: che le regole siano uguali per tutti. Che le liberalizzazioni nel nostro settore siano in grado di stimolare la concorrenza fra pari condizioni, e non favorire solo alcuni “furbetti”.
Poi vinca il migliore.
Buon lavoro a tutti
Carlo Ghirlanda
Presidente Nazionale ANDI