Tra 18 e 19 novembre si è svolto il General Meeting del CED, Consiglio Europeo dei Dentisti, organo federale che rappresenta oltre 320.000 dentisti presso le istituzioni politiche comunitarie. L’evento, tenutosi come di consueto per la sua edizione autunnale presso Bruxelles, sede CED, ha riunito oltre 90 delegati provenienti da 30 ordini e associazioni di categoria attive nell’area Schengen.
L’assemblea dei delegati ha dibattuto e valutato le proposte sviluppate durante l’ultimo semestre dai gruppi di lavoro CED in concerto con l’evoluzione della politica comunitaria, lungo un 2023 in cui i temi relativi a sanità e salute si sono progressivamente ridotti all’interno del dibattito politico Europeo. Un posto preponderante hanno avuto le tematiche culturali, con l’approvazione di una serie di documenti relativi alle specialità in odontoiatria ed un vademecum per l’elaborazione del prospettato curriculum unico Europeo, in grado di includere standard di formazione minimi e di concentrarsi non semplicemente sulla definizione delle materie di studio ma sull’acquisizione di competenze professionalizzanti. Estremamente presente e dibattuta, in linea con alcune recenti sentenze della Corte Europea, la tematica del riconoscimento dei titoli accademici ottenuti in paesi extra UE.
Di interesse anche il parere sull’utilizzo delle IA in odontoiatria, argomento che il CED tiene sotto stretta sorveglianza, e un nuovo appello rivolto all’Unione Europea in merito alla normativa 2017/745 sui dispositivi medici. Il gruppo di lavoro Oral Health, capofila dell’attività CED, è stato su impulso di ANDI riorganizzato e ripensato, focalizzando il proprio mandato sullo studio e l’informazione in merito ai maggiori fattori di rischio per la salute orale dei cittadini europei. L’assemblea ha invece bocciato, a seguito delle richieste di Germania, Francia, Svizzera e Olanda il documento sulla gestione dei rifiuti prodotti all’interno degli studi odontoiatrici, ritenuta troppo limitante e lontana nelle forme e nei contenuti dalla documentazione prodotta dall’Unione in merito a questa delicata tematica.
Ricordando l’importanza dell’interazione tra dinamiche nazionali e comunitarie, il CED ha rilanciato la propria funzione di tramite tra le Associazioni professionali e gli organi dell’Unione, oltre ai numerosi regolatori con cui l’ente di Bruxelles ha stretto legami lungo una attività che continua da oltre sessant’anni. Per questo motivo è stato organizzato un workshop sulla capacità di lobbying delle singole associazioni verso il Parlamento e il Consiglio UE, con un forte accento sulla necessità di integrare all’ambito di azione su scala nazionale ragionamenti di ordine glocale e transnazionale. Nel riaffermare la centralità del confronto e del dialogo in presenza, l’Assemblea ha rigettato la proposta danese di ridurre la cadenza degli incontri plenari del CED, al fine di assicurare prontezza e responsività nell’informazione e nell’azione.
“Nel leggere il Discorso sullo Stato dell’Unione presentato dalla Presidente von der Leyen lo scorso Settembre, è stato difficile non accorgersi di una riduzione drastica dei temi legati alla salute, e dell’assenza di un riferimento specifico all’odontoiatria all’interno della dialettica comunitaria,” ha commentato Ferruccio Berto, Responsabile Commissione Esteri ANDI. “Le importanti sfide che l’Unione si trova ad affrontare oggi non possono diminuire la centralità di questa tematica per il professionista ed il cittadino. A Bruxelles come in Italia, la priorità di ANDI rimane quella di tutelare e promuovere in concerto con le altre associazioni nazionali europee la libera professione, unico modello in grado di assicurare l’accessibilità, la qualità e la sostenibilità della salute orale verso tutti i cittadini dell’Unione.”