Federconsumatori invia diffide al gruppo e alla società che concede i prestiti. Tanti clienti con interventi lasciati a metà
Lavori ai denti lasciati a metà ma finanziamenti ancora in corso. Sono 70 i ricorsi presentati da altrettanti pazienti della Dentix di corso Cavour, una delle 57 cliniche italiane della catena spagnola dal destino incerto e che dopo il lockdown non hanno ancora riaperto. Le segnalazioni sono state raccolte da Federconsumatori, che ha già inviato diffide sia alla società che alla finanziaria collegata alla clinica. I pazienti che si sentono beffati, però, sono di più: tanti altri si sono rivolti a legali di fiducia per capire come procedere e se c’è la possibilità di recuperare le somme versate durante il lockdown per lavori non fatti. Da un lato infatti ci sono le rate dei finanziamenti ancora in corso (solo alcuni clienti le hanno interrotte), dall’altro i disagi causati dagli interventi lasciati a metà: tanti clienti aspettavano protesi o impianti ma sono rimasti sena alcuna comunicazione. «Confidavamo nella riapertura a maggio ma il centro è rimasto chiuso e soprattutto non abbiamo avuto a oggi nessuna spiegazione», dice un paziente. I FINANZIAMENTI Sono decine i pazienti che per sistemare i denti hanno deciso, nel 2019, di rivolgersi a una clinica aperta da poco, che garantiva professionalità e prezzi molto convenienti. Per fare gli interventi ai denti, alcuni dei quali per importi elevati, anche superiori ai 10mila euro, tutti i pazienti sono stati spinti a fare finanziamenti. Quando la clinica ha chiuso per il lockdown, come tutte le altre attività, i pazienti hanno continuato a pagare le rate, come da contratto, nella speranza di poter finire i lavori alla riapertura. Ma la clinica è rimasta chiusa, come tutte le altre sparse in diverse città italiane. Le telefonate ai numeri della società, sia a Pavia che nelle sedi centrali, non hanno permesso finora di avere indicazioni sul destino della società, che non naviga in buone acque. «Stando così le cose abbiamo inviato 70 diffide sia all’azienda che alla finanziaria – spiega Cristiano Maccabruni, di Federconsumatori Pavia –. Se la società non risponde la finanziaria deve bloccare le rate dei pagamenti». LA CRISI DELLA SOCIETÀ Il gruppo spagnolo che gestisce le cliniche, fondato da Ángel Lorenzo Muriel, è in crisi da diversi mesi. Già prima della pandemia aveva fatto ricorso alla cassa integrazione per quasi tutti i suoi 3.200 impiegati e a marzo ha presentato richiesta di concordato preventivo. A quanto pare ha anche messo in vendita le cliniche italiane, ma per ora nessun acquirente si è fatto avanti. Alcuni giorni fa lo stesso gruppo si era fatto vivo con un comunicato in cui, pur confermando la crisi, rassicurava i pazienti e mostrava l’intenzione di voler riaprire. Poi, il silenzio. «La riapertura è improbabile – secondo Maccabruni –. Di fronte a tutte queste incertezze i pazienti vanno tutelati». LAVORI A METÀ Molti pazienti sono stati lasciati con interventi a metà, alcuni aspettavano le dentiere o gli impianti. Come Pippo Tornatore, 78 anni di Cava Manara: «Mi hanno tolto tutti i denti e ora sono senza. Stavo aspettando la protesi. Sono costretto a mangiare semolino e omogeneizzati». Sul caso Dentix interviene duramente anche Marco Colombo, presidente di Andi Pavia (l’Associazione nazionale dentisti italiani): «Queste catene di cliniche non devono iscriversi ad alcun albo professionale. Il loro modo di operare è tutto commerciale: i pazienti sono clienti, e come tali vengono invitati a firmare un piano finanziario di rimborsi, invogliati da sconti allettanti e dalla pubblicità. Non c’è un’alleanza terapeutica tra professionista e paziente, in grado di garantire qualità e continuità di assistenza».