Il numero dei contagi da Covid-19 in Friuli Venezia Giulia rimane ancora alto, ma dopo il picco della scorsa settimana si registra un primo calo della diffusione del virus. Inoltre, la nostra Regione si conferma tra le prime tre in Italia per numero di tamponi ogni 100mila abitanti, quindi valutando l’incidenza del coronavirus sui test eseguiti l’indice di positività si attesta al 15,5%, ovvero circa un punto percentuale sotto alla media nazionale (16,4%). Inoltre, la diffusione della variante Omicron non è stata caratterizzata da un aumento delle ospedalizzazioni o dei ricoveri in terapia intensiva paragonabile a quello registrato nelle ondate precedenti. Dati che, nonostante i numerosi contagi tra il personale sanitario, ci fanno guardare alle prossime settimane con un cauto ottimismo, soprattutto nell’ottica di una ripresa a pieno regime delle attività ordinarie delle strutture sanitarie rallentate dal coronavirus.
Lo ha detto il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute Riccardo Riccardi, che ha tracciato il quadro dell’emergenza pandemica con i presidenti degli ambiti socio-sanitari afferenti all’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, nell’incontro avvenuto martedì 2 febbraio.
Con la vaccinazione il rischio di ospedalizzazione e di morte si sono decisamente ridotti: l’indice di mortalità nei sette giorni è passato dai 12,6 decessi ogni 100mila abitanti del 24 gennaio 2021 a 4,4 dello stesso giorno di quest’anno – ha spiegato Riccardi -. Anche se la mortalità rispetto al 2021 è calata del 65 per cento, la situazione rimane più pericolosa per coloro che hanno deciso di non vaccinarsi. Su 70 decessi registrati nella settimana dal 22 al 28 gennaio ben 34 riguardano cittadini non immunizzati, ovvero 113 ogni milione di persone, e 36 persone vaccinate, ovvero 40 ogni milione: un rischio quasi triplicato per i non vaccinati.
Analizzando la situazione dell’area udinese, il vicegovernatore ha spiegato che la diffusione del Coronavirus in quell’area è in linea con la media regionale e che il tasso di vaccinazione della popolazione sopra i 5 anni di età si attesta al 75,7% a ciclo completo. Anche se la prosecuzione della campagna vaccinale prosegue ben oltre gli obiettivi fissati dal commissario Figliuolo, la nostra regione è ancora sotto la media nazionale per quanto riguarda l’immunizzazione; invito quindi i circa 220mila cittadini che ancora non lo hanno fatto a prenotarsi per la somministrazione della terza dose di vaccino. Attualmente le agende dell’Asufc hanno per questa settimana ancora 3.893 posti liberi, 8.371 per la prossima, 4.138 per quella dal 15 al 21 febbraio e 6.620 per quella dal 22 al 28.
Riccardi ha confermato l’elevata incidenza del virus tra il personale sanitario. A gennaio i dipendenti del SSR contagiati sono stati 1.672 e quelli delle strutture per anziani 638. Una situazione che crea difficoltà soprattutto in un momento in cui le aziende sanitarie sono ancora impegnate nella lotta al virus e che conferma l’impellenza di investire, oltre che sulle strutture e sulle tecnologie, sul capitale umano.
Il vicegovernatore ha quindi evidenziato la fondatezza della richiesta avanzata al Governo dalla Conferenza delle Regioni e Province autonome di rivedere il sistema di classificazione del rischio Covid. La diffusione del variante Omicron ha portato a un forte aumento del numero di infezioni ma, anche grazie al vaccino, si registrano sempre più casi di persone asintomatiche. Il Governo deve quindi tenere conto di questo aspetto quando si analizzano le ospedalizzazioni. Ne sono un esempio i dati del 29 gennaio 2022: quel giorno solo il 35,8 per cento dei pazienti risultati positivi al tampone è stato ricoverato per problemi legati al Covid-19, mentre il restante 64,2 per cento ha varcato le soglie dell’ospedale per altri motivi non connessi al coronavirus.
Concludendo Riccardi ha quindi osservato che se il trend registrato negli ultimi giorni verrà confermato, come auspichiamo, sarà doveroso pianificare il ritorno alla normalità per il sistema sanitario, le cui priorità saranno il recupero delle attività rallentate dal coronavirus e la definizione degli atti aziendali e degli investimenti necessari per il potenziamento del servizio sanitario regionale.