Torna sotto i riflettori il confronto sul “patto generazionale” all’appuntamento organizzato da ANDI Emilia-Romagna, che vedrà la presenza del Presidente ANDI nazionale Carlo Ghirlanda e del Presidente CAO nazionale Raffaele Iandolo.
Questa iniziativa parte dalla necessità di trovare una soluzione ad un problema reale che riguarda tutta la professione odontoiatrica, non solo sul territorio dell’Emilia-Romagna – commenta, tra gli organizzatori, Gerardo Ghetti, Tesoriere del Dipartimento regionale ANDI –. Abbiamo fatto un’analisi territoriale che ci ha permesso di avere dati molto interessanti relativi alla gobba demografica, che in questo momento sta esplodendo in maniera eclatante nell’ambito della medicina di base, dove sono più i medici che vanno in pensione rispetto a quelli che possono subentrare.
Per gli Odontoiatri, trattandosi di libera professione, la questione è un po’ differente: non si tratta di lasciare senza assistenza i propri pazienti, perché c’è un’offerta di cure dentali molto ampia. Il problema è che il dentista perde in natura umana ed economica, perché gli studi professionali che per decenni sono stati il fulcro su cui ha girato il modello di assistenza odontoiatrica italiana, raggiungendo il 95% del totale, hanno visto erodere questa cifra nel tempo a causa dei low-cost, del turismo odontoiatrico, delle catene dentali ed in questo sistema si è inserita anche l’assistenza sanitaria integrativa, creando una distrazione di risorse e di pazienti al di fuori degli studi professionali.
La crisi è del sistema dello studio professionale e l’aspetto più grave è che i giovani non desiderano subentrare negli studi perché non sono stati preparati a farlo ed hanno timore. Le nostre indagini effettuate a livello regionale, poi confermate dal Centro Studi Nazionale con dati sovrapponibili, ci dicono che esiste ancora un interesse da parte dei giovani a subentrare nelle attività degli studi professionali, ma ci sono diversi timori: l’incertezza del reddito, la difficoltà ad affrontare la multidisciplinarietà, la paura della burocrazia. Esistono oneri impropri, proprio rappresentati dalla burocrazia, che le generazioni precedenti hanno subito in maniera progressiva ma che diventano una grande difficoltà per chi oggi apre un nuovo studio, trovandosi a doverli sostenere tutti insieme.
Tra i dati che abbiamo, quello più allarmante è relativo a due studi professionali che cessano rispetto ad uno che può subentrare, ma va detto che molti sono studi di famiglia e possono avere una continuità. Molti, però, cesseranno e saranno esperienze, competenze, prestigio e fiducia che spariranno.
Altro dato significativo è che tra i giovani solo il 70% è interessato al subentro in uno studio. Per quanto riguarda il convegno di dicembre, abbiamo individuato due percorsi paralleli. Il primo riguarda la collaborazione all’interno degli studi professionali, con garanzie per entrambi le parti, volto a creare condizioni favorevoli sia per i nuovi colleghi, che per il titolare dello studio. Dobbiamo, quindi, cercare di bilanciare due condizioni diverse che convivono all’interno della nostra associazione.
L’altro percorso riguarda le possibilità ed i metodi di subentro, in quanto abbiamo la necessità di recuperare il concetto della libera professione e nello stesso tempo dobbiamo dare supporto sia a coloro che stanno cessando l’attività sia ai giovani che stanno subentrando. Quando ho iniziato io a fare libera professione, era piuttosto facile avviare un nuovo studio, a differenza di oggi dove è diventata un’operazione che dura anni, perché bisogna trovare i meccanismi giusti per la tutela di entrambi le parti, anche riguardo la fidelizzazione del paziente, facendo in modo che i pazienti seguano chi subentra al loro dentista storico di fiducia. Dobbiamo recuperare il concetto della libera professione e trovare i supporti economici e normativi che possano aiutare all’interno di questi meccanismi di subentro.
All’interno dell’Associazione – conclude Ghetti, – è necessario mettere in simbiosi questi due aspetti, che si sovrappongono al problema della curva demografica.