“Quando la marea ha incominciato a montare, verso la fine di febbraio– racconta il Presidente Provinciale ANDI Reggio Emilia, Gianluca Davoli, libero professionista e Specialista Ambulatoriale presso la AUSL – ho pensato che ci sarebbe stato un disperato bisogno di personale infermieristico lungo le corsie: si ventilava già il restringimento della nostra attività nel pubblico alle sole urgenze ed ho suggerito al nostro Ordine Professionale ed alla USL di utilizzare noi odontoiatri come unità di supporto per risparmiare personale . Da lì abbiamo creato una squadra ad hoc per i tamponi: il dentista ha la manualità, lavora all’interno della bocca ed è più abituato di altri colleghi medici all’utilizzo dei DPI.
Abbiamo ricevuto una breve formazione teorico-pratica e dalla metà del mese di marzo abbiamo cominciato, coprendo tutta la provincia, dal Po all’Alto Appennino: a domicilio, nelle RSA, e poi nei drive-through ospedalieri. Così, in breve tempo, siamo diventati la provincia con il più alto numero di tamponi effettuati nella nostra Regione.
Il fattore umano fa la differenza in un momento storico in cui si sta ancora studiando il nemico Covid-19?
“Ci si sente utili – commenta il Presidente ANDI Reggio Emilia – non solo perché si ottempera all’articolo 9 del codice deontologico (“In caso di calamità naturale il medico deve mettersi a disposizione delle autorità”), ma soprattutto perché si percepisce il calore della gente che ti sente vicino: è umanamente impagabile”.
Se si affaccia alla finestra quale futuro immediato intravede?
“Dubito che per un po’ tornerò a fare il dentista in ambulatorio pubblico: intendo continuare a fare il “tamponatore” fino a quando la USL me lo chiederà.
Quello che vedo oggi, nella nostra città e nella nostra provincia, è un gigantesco sforzo corale di solidarietà: la popolazione si stringe attorno ai propri sanitari, effettua donazioni, fa sentire il proprio calore, supporto, gratitudine, anche con piccoli, inestimabili gesti.
La mia gratitudine – continua Davoli – va alle OSS e gli operatori delle RSA, per tutto l’amore che dedicano ai nostri vecchi, confinati da settimane in stanza senza poter vedere i propri cari; agli infermieri e medici degli ospedali, che fanno turni anche di dodici ore, senza un minuto di riposo, neppure per i bisogni più elementari.
L’Associazione, i singoli associati, tutta la nostra categoria non poteva esimersi dal ringraziarli se non impegnandosi in modo concreto.