Uno dei principali problemi che affliggono la categoria degli odontoiatri (e che si potrebbe estendere a tutti i lavoratori autonomi, soprattutto se giovani) è la mancanza delle tutele e dei diritti di cui godono i lavoratori dipendenti.
Storicamente parlando, i liberi professionisti (ed in particolare la generazione precedente alla nostra) sono sempre stati considerati alla stregua di una “categoria privilegiata”, che poteva contare su cospicui introiti e margini di guadagno molto ampi, al netto delle spese, i quali bastavano, di per sé, a compensare l’assenza di tutele che necessitano di una retribuzione: malattia, TFR, congedo di maternità/paternità, gravidanza, ferie pagate, ecc…
Oggi un giovane neolaureato, che all’inizio della propria carriera (e spesso per diversi anni) fattura ipoteticamente cifre dai 1500 ai 3000 euro al mese lordi, vede ben presto decurtate le tasse, il costo dell’ENPAM, le spese derivanti dalla necessità di una consulenza da parte del commercialista, eventuali corsi privati (di fatto imprescindibili se si vuole essere competitivi ed aggiornati) e del presunto guadagno iniziale resta ben poco. Il regime fiscale forfettario rappresenta un piccolo aiuto che ci viene incontro nei primi anni di carriera, ma bisogna andare oltre.
Sicuramente nessuno di noi si aspetta di arrivare, dopo pochi anni dalla laurea, a guidare un’auto di lusso, a possedere una barca o a stare in ferie per lunghi periodi: posto che quei tempi ci siano mai stati, come si narra, di certo per noi non sono mai esistiti, e si deve fare i conti con la realtà.
Ma se la nostra realtà ci impone di accettare una condizione lavorativa stressante e piena di responsabilità che questa professione (già notoriamente considerata da varie classifiche tra le più mentalmente usuranti) porta con sé, per di più percependo il guadagno medio di un impiegato, di un insegnante, o di un operaio specializzato (senza peraltro godere dei diritti del lavoratore dipendente: questo è davvero inaccettabile. Al netto delle spese di fine mese, può facilmente capitare di trovarsi in tasca, con tutto il rispetto per la figura, per noi preziosissima, lo stesso guadagno della nostra ASO!
Storicamente ogni categoria di lavoratori ha condotto dure battaglie per dar voce ai propri diritti, battaglie combattute con passione, sacrificio e fatiche oggi per noi quasi inimmaginabili, ma che hanno portato a grandi progressi, universalmente riconosciuti.
Vorrei a questo punto fare appello a noi giovani, perché possiamo creare una categoria veramente unita, che inizi da subito ad organizzarsi per ottenere nuovi diritti: non solo per noi, ma anche per le generazioni future
Se è vero che la realtà ci impone di adeguarci al cambiamento della nostra categoria lavorativa, allora è giusto pretendere un cambiamento anche a livello di legislazione, motivo per cui abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce. È il momento di instaurare un dialogo costruttivo con in vertici della nostra politica per iniziare un profondo processo di riforma.
Andrea Di Lallo, Virginia Corzani, Riccardo Zambaldi
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