Il gruppo giovani della Sezione prov.le di Roma ha sintetizzato in questa proposta le indicazioni emerse da un costante confronto con i colleghi romani e le rappresenta oggi, quale contributo al dibattito congressuale di Napoli.
La professione odontoiatrica da sempre si è confrontata con il problema del ricambio generazionale, ma in questo particolare momento storico ci troviamo di fronte ad un cambio di paradigma che rende la situazione unica e mai verificatasi fino ad ora. Da una parte gli odontoiatri in età pensionabile sono in numero sempre più consistente (gli iscritti con più di 50 anni sono il 63%, quelli tra i 65 e 69 anni sono poco meno del 20% del totale) e, dall’altra, i giovani neolaureati hanno sempre meno l’intenzione e, molto spesso, le possibilità di aprire un proprio studio.
Le nuove modalità di svolgimento della professione, le differenti forme di aggregazione, le moderne tecnologie, il forte impulso imprenditoriale rendono, inoltre, meno appetibili gli studi di “vecchia concezione”, dove l’unico titolare dello studio, spesso collocato in un immobile da ristrutturare e con un modello organizzativo-gestionale non aggiornato rispetto ai tempi, sempre con maggiori ostacoli riesce a trovare qualche potenziale acquirente.
I giovani neolaureati in odontoiatria con difficoltà riescono a sostenere agli elevati costi di gestione di un proprio studio e preferiscono, attratti anche dai guadagni immediati, perciò svolgere la professione con forme di collaborazione, in molti casi presso medio-grandi strutture imprenditoriali (centri dentali). Gli aspetti burocratico-amministrativi, infine, hanno un peso sempre maggiore e, in alcuni casi preponderante, rispetto all’attività clinica e i giovani non sono preparati e nemmeno formati per poter gestire in autonomia la propria attività professionale.
La professione deve modernizzarsi per poter far fronte al cambiamento e deve interrogarsi se il modello utilizzato fino ad ora sia ancora quello corretto per affrontare le sfide che il presente e il futuro ci prospettano. Una nuova visione per il lavoro, una diversa organizzazione con moderne forme di aggregazione (cito per esempio la società tra professionisti) dove il “vecchio” incontra il “nuovo” affiancandosi l’un l’altro in una sorta di “patto generazionale” per tutelare il patrimonio dello studio professionale che nel rapporto diretto odontoiatra-paziente ha il suo modello di eccellenza per la tutela della salute dei cittadini.
ANDI dovrà essere capace di intercettare questo cambiamento e segnare la strada da seguire. Sarà necessario aprire un tavolo di confronto sull’argomento, proporre servizi di consulenza specifici e organizzare incontri e workshop nelle sedi provinciali tra le diverse generazioni per farle conoscere e scambiarsi idee di reciproca collaborazione.