L’impianto metodologico degli ISA rimane uguale a quello dell’anno 2018: gli indici di affidabilità con variabilità da 1 a 10 e gli indicatori di anomalia con range tra 1 e 5.
L’affidabilità dei contribuenti sarà valutata assumendo la media dei punteggi ottenuti negli esercizi 2018 e 2019.
il punteggio per l’accesso al regime premiale rimane invariato (8) rispetto allo scorso anno, individuando unicamente una ulteriore possibilità di accesso: la media semplice dei punteggi 2018 e 2019 stabilendo oltretutto un punteggio più elevato pari a 8,5.
Viene confermata, inoltre, l’adozione di percorsi metodologici nettamente differenziati utilizzati per l’elaborazione dell’indice relativo alle attività degli studi odontoiatrici svolte in forma di lavoro autonomo rispetto a quelle svolte in forma d’impresa, così come richiesto ed ottenuto da ANDI. A tal fine, infatti, sono state elaborate due distinte note tecniche e metodologiche, una per l’attività d’impresa e l’altra per le attività professionali, con diverse stime econometriche e indicatori di anomalia.
Il Decreto Rilancio ha modificato i criteri per i controlli sugli ISA, da parte degli organi preposti: l’attività di controllo sul 2018, primo periodo di applicazione degli ISA, terrà conto anche dei risultati relativi al 2019. La norma nulla dice in merito all’anno 2019 che sarà sottoposto al controllo e valutato come singola annualità. In merito al periodo 2020 si terrà conto anche dei precedenti periodi d’imposta 2019 e 2018. È forse superfluo ricordare che le strategie di controllo sono basate sul rischio di evasione fiscale, quindi un punteggio inferiore a 6 non è considerato affidabile e conseguentemente sarà soggetto al rischio di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.
In caso di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate, la compilazione dei modelli ISA con dati incompleti o inesatti porterà alla perdita dei benefici correlati al regime premiale, con revoca del regime stesso.
Il sistema ha rimediato solo in parte, nonostante le numerose ed argomentate osservazioni critiche avanzate da ANDI, con il modello BK21U previsto per l’esercizio 2019. È stata eliminata la variabile legata alle certificazioni uniche ed è stato previsto, come richiesto insistentemente da ANDI, il quadro E – Dati per la revisione. In questo quadro vengono richieste anche le prestazioni di chirurgia estrattiva semplice, di igiene orale e prevenzione e di conservativa, prestazioni che nel periodo d’imposta 2018 finivano senza distinzione nel calderone delle altre prestazioni odontoiatriche. Viene inoltre prevista, anche in questo caso su sollecitazione dell’ANDI, una apposita informazione in merito alle società tra professionisti, al fine di valutare il numero di STP operanti sul mercato.
La stima del punteggio resta comunque ancorata alla quantità del lavoro apportato senza dare la possibilità, se non nelle “note aggiuntive” motivando le anomalie riscontrate, di indicare il tempo dedicato all’attività da parte del titolare dello studio.
Va registrato un importante contributo di semplificazione per il quale i dati contabili richiesti dagli ISA ora coincidono esattamente con i dati contabili della dichiarazione dei redditi, senza necessità di eventuali rielaborazioni.
Quanto all’anno 2020 (ISA 2021), essendo state individuate 3 tipologie di crisi (domanda, offerta, finanziaria) legate all’incertezza, sono allo studio variabili che possano tenere conto delle mutate condizioni rispetto all’anno 2019 e quindi rispetto alle variabili economiche utilizzate per la costruzione degli indicatori economici usati nel 2020.
La commissione ANDI che è stata incaricata di dialogare con l’Agenzia delle Entrate, sta approntando uno studio, in collaborazione con il Centro Studi ANDI, per definire quanto la pandemia abbia influito sul fatturato del comparto odontoiatrico nel 2020. Tale dato è molto importante perché l’intero impianto statistico degli ISA è fortemente influenzato dal volume del fatturato. Dai primi rilievi considerando la chiusura totale durante il lockdown e la ripresa graduale della successiva attività lavorativa, si ipotizza un calo del fatturato valutabile attorno al 40-50 % nel 2020. Per contro i costi fissi di esercizio sono rimasti sostanzialmente incomprimibili, a parte la Ciga in deroga e il recupero parziale degli affitti, per chi ne ha potuto usufruire. Il quadro economico complessivo comporterà quindi una drastica riduzione, se non l’annullamento, del reddito finale per il professionista nel 2020 e questo dato sarà riportato da ANDI al tavolo con il SOSE e l’Agenzia delle Entrate quando si tratterà di rivedere i parametri degli ISA 2020, sperando, almeno in questa occasione, di essere ascoltati.