L’inciso di Walter Malorni, Direttore del Centro per la Salute Globale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e docente di Medicina di Genere alla Tor Vergata, riassume, in estrema sintesi, l’importanza del tema portante del convegno del 20 febbraio (Clicca QUI), dove il Prof. Malorni interverrà con una relazione sul Piano Nazionale di Medicina di Genere.
Professor Malorni, qual è l’importanza di questo convegno sulla differenza di genere nelle sindromi dolorose croniche in medicina e odontoiatria?
L’importanza di questo convegno risiede in due fattori fondamentali: il primo è che il piano sanitario nazionale, che è seguito alla Legge del 2018, prevede dei percorsi terapeutici genere-specifici, oltre ad altre questioni che riguardano la ricerca e la formazione. Da una parte, quindi, è un dovere “di oggi”, mentre dall’altra è un dovere di sviluppo del settore e della tematica. Quello che stiamo facendo, quindi, insieme alla Commissione FNOMCeO, è cercare di far arrivare in ogni specialità della medicina l’attenzione alle differenze tra uomini e donne, inclusi ovviamente la percezione del dolore e quant’altro riguardi anche l’ANDI e l’Ordine degli odontoiatri.
Qual è lo scenario attuale per quanto riguarda la ricerca nella medicina di genere? A che punto siamo, invece, per quanto concerne le scuole di medicina, nell’ambito della medicina di genere?
La situazione è abbastanza avanzata, nonostante il periodo sia veramente terrificante, per questioni di COVID. L’avanzamento dei lavori sul tema è impressionante: grazie ad un intervento molto fattivo del Sottosegretario alla Salute, Dott.ssa Zampa, si è costituito l’Osservatorio sulla medicina di genere e penso che vedrà molto presto la prima riunione. Si tratta di un Osservatorio che dovrà controllare e stimolare le attività sul territorio nazionale per quanto riguarda la medicina di genere e ciò passerà naturalmente per gli ambiti regionali.
Ci sono, a riguardo, dei referenti regionali incaricati di promuovere la formazione, la comunicazione e quant’altro riguardi lo sviluppo e la diffusione dei concetti fondamentali della medicina di genere, che in teoria sono abbastanza semplici ma ancora poco chiari sia al personale sanitario che ai cittadini, in quanto a volte la medicina di genere viene confusa con la medicina della donna, che invece rappresenta un argomento completamente diverso.
L’idea di fare formazione sul tema è assolutamente necessaria ed io, personalmente, ho un incarico per la medicina di genere presso l’Università di Tor Vergata e presso l’Università Cattolica: mi fa piacere vedere non solo i giovani interessarsi alla medicina di genere ma anche i docenti, che spesso vengono alle lezioni, in quanto hanno necessità di aggiornarsi e di capire cosa possono fare in un ambito così’ innovativo che rappresenta il primo passo verso la medicina personalizzata.