Continua il lavoro del Parlamento Europeo per garantire una più facile e libera circolazione dei professionisti in Europa. Per garantire che le norme nazionali rispettino le linee europee e siano “proporzionali” con quelle degli altri Stati membri (che rimangono sovrani sull’accesso alle professioni) ma evitando che i “paletti” che gli stati membri dovranno seguire creino problemi, siano troppo restrittive o sovrabbondanti, la Commissione Europea ha ideato il “test di proporzionalità” che sarà approvato a Giugno.
Il “test di proporzionalità”, è uno strumento ideato proprio per “aiutare” gli Stati a valutare se i provvedimenti da prendere in materia di professioni colgano in maniera effettiva l’obiettivo per i quali sono stati emanati.
L’iter che ha portato alla stesura definitiva della proposta di direttiva è stato lungo ed il testo ha subito numerose modifiche. Tra gli scogli da superare vi era la richiesta di escludere le professioni sanitarie dalle professioni che potessero subire uno snellimento nelle procedure di accesso.
Secondo il testo presentato, gli Stati membri dovrebbero garantire che la regolamentazione delle professioni sanitarie, con implicazioni sulla salute pubblica e sulla sicurezza dei pazienti, sia proporzionata e contribuisca a garantire l’accesso all’assistenza sanitaria, riconosciuto come un diritto fondamentale nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, per garantire un’assistenza sanitaria sicura, di alta qualità ed efficiente ai cittadini sul loro territorio. Nello stabilire politiche per i servizi sanitari, si dovrebbe tener conto della necessità di assicurare accessibilità, alta qualità del servizio, fornitura adeguata e sicura di medicinali, conformemente alle esigenze di sanità pubblica nel territorio dello Stato membro interessato, nonché come l’indipendenza professionale degli operatori sanitari.
Per quanto riguarda la giustificazione della regolamentazione delle professioni sanitarie, gli Stati membri dovrebbero tener conto dell’obiettivo di garantire un elevato livello di protezione della salute umana, compresa l’accessibilità e l’alta qualità dell’assistenza sanitaria ai cittadini, e un’adeguata e sicura fornitura di medicinali, tenendo prendere in considerazione il margine di discrezionalità di cui all’articolo 1 della presente direttiva
Commenti positivi sul testo del documento che sarà posto all’approvazione a giugno dal Parlamento europeo da parte dei dentisti, farmacisti e dottori europei accolgono con favore l’esito dei negoziati sulla proposta di direttiva relativa a un test di proporzionalità, quale migliore compromesso tra la necessità di salvaguardare la salute e gli obiettivi economici della direttiva rispetto alla proposta della Commissione.
“Pur non accogliendo pienamente le nostre preoccupazioni – si legge in una nota congiunta – il testo finale riconosce la natura particolare delle professioni sanitarie e garantisce un margine di discrezionalità sufficiente agli Stati membri per garantire il più alto livello di protezione della salute umana durante la regolamentazione delle professioni sanitarie”.
“Accolgo con favore la decisione di fare riferimento all’impegno degli Stati membri a garantire un elevato livello di protezione della salute umana quando si tratta della regolamentazione delle professioni sanitarie, che sono anche tra le professioni più mobili in Europa”, evidenza Marco Landi presidente dei dentisti aderenti al CED. “Come abbiamo più volte affermato, quando si parla di sicurezza dei pazienti, le preoccupazioni economiche sono secondarie”.
Il presidente del PGEU, Jesús Aguilar Santamaría, aggiunge che “gli Stati membri devono garantire l’accesso a servizi sanitari di alta qualità e l’approvvigionamento sicuro di medicinali in base alle esigenze di salute pubblica delle loro realtà demografiche, geografiche e culturali nazionali. Riteniamo che questo compromesso consentirà agli Stati membri di continuare a proteggere la salute pubblica“.
Il presidente della CPME, dott. Jacques de Haller, conclude che “questo risultato è una chiara conferma che gli Stati membri possono continuare a mettere al primo posto la sicurezza dei pazienti. Ora guardiamo agli Stati membri per trovare un approccio che utilizzi il margine di discrezionalità concesso dalla direttiva. Le professioni sanitarie continueranno a monitorare l’implementazione“.