Metodologia di studio, le dimensioni e previsioni del settore odontoiatrico libero-professionale
È stata presentata in diretta streaming, giovedì 19 novembre, l’anteprima dell’Analisi Congiunturale ANDI 2020 nel corso dell’evento ANDI-UNIDI dal titolo “Il rilancio del dentale in vista del nuovo anno. Costruire fiducia in un settore dalle solide fondamenta”.
Sul palco virtuale si sono alternati il Responsabile del Centro Studi ANDI, Roberto Calandriello, con Luigi Russo e Aldo Piperno, autori della ricerca, che hanno presentato i risultati dell’ampio lavoro di analisi svolto con il fine di individuare le dimensioni della spesa odontoiatrica degli italiani e l’impatto che il Covid sta avendo sugli studi dentistici.
Secondo le fonti informative dell’ISTAT, la spesa odontoiatrica totale (comprensiva sia di quella rimborsata dai terzi paganti, ivi inclusi i ticket e quella rimasta a carico dei cittadini, che quella spesa presso strutture pubbliche e private che erogano prestazioni odontoiatriche) era pari a circa 8,5 miliardi nel 2018 e a circa 8,0 nel 2019.
Se si scorpora da questa spesa (come ISTAT fa in sede di contabilità nazionale) quella che transita attraverso le imprese di assicurazione e altre fonti, quella che effettivamente è attribuibile agli esborsi dei cittadini (quella cosiddetta “di tasca propria” o out of pocket) è inferiore, ma difficilmente individuabile sotto il profilo quantitativo. La spesa è interpretabile come una sorta di “contenitore” al cui interno si collocano tutte le entrate dei dentisti (operanti secondo le agenzie fiscali in tre fattispecie: persone fisiche, società di persone, società di capitali ed enti).
Il Centro Studi ANDI ha condotto vari approfondimenti e indagini per stimare quanto è stato l’impatto della pandemia sull’economia degli studi odontoiatrici per individuare e poi pesare quali sono stati i fattori attraverso i quali gli effetti si sono prodotti. Gli strumenti utilizzati per raggiungere questi obietti sono stati soprattutto due:
- Il primo riguarda la messa a punto di un modello di previsione in base al quale l’andamento della spesa odontoiatrica è fatto dipendere dall’andamento di aggregati economici tra cui il PIL, i redditi delle famiglie e altri fattori, tra i quali il clima di fiducia della popolazione. Elementi che rappresentano, in base a una cospicua letteratura, i fattori abilitanti che rendono possibile, fattibile cioè, la domanda e quindi, la spesa per le prestazioni odontoiatriche.
Attraverso questo preliminare e provvisorio modello, in assenza totale di altre informazioni, messo a punto già dallo scorso giugno e recentemente aggiornato in base a ulteriori previsioni del PIL (da parte di ISTAT e di altri Enti internazionali), si è stimato che nel 2020 la spesa sarebbe potuta diminuire fino al a circa il 13% rispetto all’anno precedente per poi recuperare circa il 9% nel 2021. Se si guarda, invece, al calo del biennio 2019-2020 la spesa odontoiatrica risulterebbe diminuita all’incirca del -17%.
- Il secondo strumento riguarda un sondaggio effettuato dal Centro Studi ANDI su un campione casuale di dentisti stratificato per classi di età, genere e area geografica, nel mese di ottobre 2020. Il campione è di 1.888 dentisti e presenta un margine di errore pari a 0,02 (per stime pari a 0,05 e un intervallo di confidenza del 95%).
Il sondaggio rivela che nel periodo tra l’8 marzo e il mese di ottobre ( cioè, non per tutto il 2020 dato che sono assenti i mesi precedenti l’8 marzo e quelli successivi ad ottobre), si stima che mediamente gli incassi dei dentisti siano diminuiti del -16,3% a fronte di un calo dell’-11,4% degli accessi e delle visite e un calo del -13% delle cure e dei trattamenti. Una specifica analisi multivariata effettuata per misurare l’impatto che le visite, i trattamenti, l’età del dentista, la dimensione economica degli studi hanno sul livello degli incassi rivela che il fattore principale responsabile del calo degli incassi sono cure e trattamenti.
Cure e trattamenti spiegano l’88% della variazione degli incassi. Il 45% dei dentisti afferma che la limitazione delle cure è stata dovuta a difficoltà economiche per pazienti. Il 28,8% dei dentisti attribuisce il calo delle cure al timore, alla ritrosia e alla paura del trattamento. Un sondaggio di popolazione affidato da ANDI a Eumetra rivela però che la fiducia nel dentista rimane elevata e, quindi che, nei casi in cui il paziente abbia scelto di non eseguire un trattamento odontoiatrico, la motivazione non riguarda il suo rapporto col dentista. Peraltro, circa il 20% dei professionisti rivela che le mancate cure sono da attribuirsi alle limitazioni della mobilità relative alle disposizioni sul controllo della pandemia.
Il calo degli incassi, poi, si è rivelato maggiore negli studi che hanno una dimensione economica più bassa (fino a 100.000 euro) e in quelli che operano nei territori diversi dai capoluoghi di provincia e localizzati nel nordovest del paese.
Il tributo pagato dagli Odontoiatri alla pandemia non è insignificante, sia in termini di perdita di posti di lavoro, soprattutto tra i dentisti più giovani che si avviano alla professione collaborando con i colleghi più anziani, che in termini di risorse economiche investite per rendere più stringenti i protocolli e le, già severe, procedure di sanificazione imposte all’operatività degli studi.
L’impatto Covid si farà sentire anche sui profili del personale di studio. Sarà centrale il tipo e il livello di modernizzazione degli studi, con particolare riferimento alle tecnologie, ai rapporti coi pazienti, ai costi delle prestazioni e via dicendo. Va comunque considerato che, prima del Covid, la professione si trovava già in un lento ma significativo cambiamento e la pandemia ha accelerato questi processi.
ANDI, attraverso il suo Centro Studi, volgerà la sua attenzione alle implicazioni e alle modalità di questo cambiamento, con un adeguato monitoraggio eseguito tramite le indagini predisposte per il 2021, alla luce della definizione e della misurazione di tutti gli accadimenti del 2020.
Dai risultati che emergeranno sarà possibile per l’Associazione fornire linee di indirizzo e ipotizzare degli scenari attendibili, grazie ai quali i professionisti potranno orientare le proprie scelte programmatiche.