La formazione universitaria da sempre rappresenta uno degli aspetti più delicati per i professionisti del futuro, particolarmente in quegli ambiti dove i corsi accademici esigono un continuo aggiornamento e confronto con l’evoluzione della materia specifica e l’Odontoiatria rientra totalmente in questa casistica.
In occasione del Collegio dei Docenti che inaugura oggi, 11 aprile, i propri lavori a Napoli, facciamo il punto della situazione con Roberto Di Lenarda, direttore del Dipartimento universitario clinico di Scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università di Trieste e Presidente del Collegio dei Docenti Universitari di discipline Odontostomatologiche.
Come è possibile descrivere lo stato dell’arte della ricerca italiana in ambito Odontostomatologico?
La ricerca in generale, in Italia come nel mondo, ha raggiunto nel corso degli ultimi 25 anni traguardi straordinari. Nel nostro paese l’Odontostomatologia è senz’altro un’eccellenza che, in diversi casi, risulta addirittura poter essere considerata pioneristica.
Sono molti i docenti universitari, così come i professionisti italiani che pubblicano regolarmente articoli sulle più accreditate riviste scientifiche.
L’Italia è stabilmente presente nelle primissime posizioni del ranking internazionale per la ricerca, sebbene gli investimenti pubblici siano più ridotti rispetto a quelli di altre nazioni e questo rende ulteriore merito agli studiosi italiani.
Come si sta evolvendo il settore odontoiatrico, anche alla luce dell’innovazione tecnologica e digitale?
Non c’è dubbio che il digitale sia il futuro. Negli ultimi anni si sono sviluppati nuovi processi completi, per esempio in protesi come in implantoprotesi, cosicché oggi interi flussi di lavoro possono essere svolti digitalmente.
Dove si stanno attuando gli sviluppi maggiori e impegnando importanti risorse è nel livello di affinamento del dialogo tra sistemi e nella loro uniformazione.
Resta inteso che testa e mani del professionista sono e restano imprescindibili a qualsiasi ausilio tecnologico. È fondamentale non delegare mai ai sistemi le competenze professionali frutto di formazione e tirocinio appropriato.
Se si dovessero riassumere pregi e difetti dell’Università italiana in ambito Odontostomatologico?
Di certo i docenti italiani si distinguono per competenza e capacità professionali. Sono molte le Scuole Odontoiatriche di livello internazionale ma, soprattutto va rilevata la capacità che i diversi atenei hanno dimostrato nel creare sempre maggiori collegamenti e condivisioni.
Altrettanto si può ancora migliorare l’uniformità del livello di preparazione tra le diverse università, così come, in prospettiva, è impellente risolvere le criticità relative all’accesso ai corsi, specialmente in ambito medico. Ulteriore attenzione andrà poi riposta al dopo laurea, all’accessibilità alla professione, fornendo maggiori strumenti, anche extra clinici, per affrontare le problematiche che si presentano ai giovani neolaureati. A questo proposito assume ulteriore rilevanza il “Progetto di Avvio alla Professione” che sarà presentato a Napoli nel corso del Collegio dei Docenti dal Presidente CAO, Raffaele Iandolo e realizzato con la collaborazione di ANDI, AIO ed ENPAM.