Tra i temi più sentiti in ambito sanitario in ottica post-pandemica c’è quello della medicina di base, attualmente operante in regime di libera professione convenzionata.
Recentemente si sono sollevate alcune voci che vorrebbero la trasformazione in rapporto di dipendenza dei Medici di medicina generale, ipotesi non solo non condivisa dalle associazioni di categoria ma anche dalla ricerca che la società di consulenza MERCER (vedi QUI)ha svolto recentemente con il coordinamento dell’ex Ministro del lavoro, Maurizio Sacconi.
Tra le soluzioni che potrebbero contribuire ad una rivisitazione migliorativa del ruolo dei medici di famiglia si sono ipotizzate forme di associazione tra più professionisti, con personale e tecnologie in grado di garantire servizi reperibilità di 12 ore al giorno e che siano in grado di collaborare con le future case di comunità previste dal PNRR.
Una via, quella dell’aggregazione tra professionisti, che potrebbe rappresentare una rotta condivisa anche da altre categorie, in particolare quella dei Dentisti che, con ANDI, da tempo promuove l’associazionismo tra gli Odontoiatri quale via maestra verso un processo evolutivo del tradizionale paradigma dello studio mono professionale, nel quale continui ad essere privilegiato il patto tra paziente e curante in un rapporto fiduciario di ampio respiro che sia ispirato alla cura ma soprattutto alla prevenzione. Una scelta che si pone come baluardo alla deriva commerciale che è rappresentata dalla odontoiatria su strada, con tutti i rischi presenti per la salute orale dei cittadini.
“Questa ricerca identifica parole chiave quali associazionismo, aggregazione, Società Tra Professionisti (STP) , libera scelta dell’Odontoiatra e del Medico curante e sanità integrativa, quali elementi di riferimento per una modello di servizio sanitario moderno, funzionale e responsabile, che sia finalmente in grado di corrispondere in modo coerente ai fabbisogni di salute e prevenzione del cittadino – commenta Carlo Ghirlanda, presidente nazionale ANDI – Sono i termini che da molto tempo ANDI sostiene e persegue, e che oggi sono patrimonio comune di tutti i nostri associati.”
Tornando all’ipotesi di trasformazione dei medici di famiglia in dipendenti, la ricerca condotta ha sollevato un altro importante problema ovvero quello pensionistico. Infatti, se si avviasse una tale trasformazione, si incorrerebbe in un grave rischio per Fondazione Enpam, la Cassa previdenziale di medici e odontoiatri.
Per questo Enpam vede di buon occhio il modello di riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali così come ipotizzato nell’indagine svolta. Secondo il Presidente dell’Ente, Alberto Oliveti, “i bisogni di salute dei cittadini si soddisfano garantendo la possibilità di scegliere un medico di propria fiducia e assicurando una prossimità fisica, come quella degli studi presenti capillarmente in ogni zona d’Italia, e non a chilometri di distanza dalla propria abitazione. Sarebbe impensabile se il Medico di famiglia diventasse dipendente, con tutte le rigidità che questo rapporto comporta, anziché farlo restare un libero professionista parasubordinato”.