Continua la corrispondenza tra ANDI le associazioni odontoiatriche estere, alle prese con le problematiche e le restrizioni imposte dalla pandemia globale di COVID-19. Dopo il Giappone, è il presidente della Korean Dental Association, Professor Kim Cheol-Soo, a prendere la parola per portare un messaggio di saluto, di condoglianza e di incoraggiamento ai colleghi italiani.
Vista la vicinanza al centro della crisi e l’intensa attività di scambio con la vicina Cina, la Repubblica di Corea è stata una delle prime a doversi confrontare con l’emergenza sanitaria; fortunatamente, la percezione immediata della pericolosità di questa pandemia, in un ambiente fortemente urbanizzato e densamente popolato come il Sud Corea, ha portato rapidamente a misure radicali, spesso citate in sede internazionale come modello. Tamponi a tappeto (la Repubblica di Corea è il secondo paese per numero di tamponi pro capite, dietro solo al piccolo Bahrain), isolamento immediato dei casi infetti o sospetti in strutture apposite, limitazione della mobilità generale, organizzazione della produzione e distribuzione del materiale di protezione e disinfezione sono solo alcune di queste misure.
Nella sua lettera, il Presidente Cheol-Soo ha illustrato quali misure sono state adottate, in accordo con il governo, per continuare a praticare in sicurezza. Alcune di queste sono facilmente riconoscibili: sospensione degli interventi tranne quelli di emergenza, programmazione delle visite per evitare il sovraffollamento, sanificazione costante degli ambienti e degli strumenti. In altri casi, tuttavia, osserviamo come la Corea sia stata in grado di anticipare molte delle problematiche relative all’emergenza; problematiche che, in altri contesti, sono state percepite solo in seconda o terza battuta. Sblocco di fondi statali per compensare le attività costrette alla chiusura; possibilità di svolgere interventi odontoiatrici all’interno dei centri di isolamento; approvvigionamento e distribuzione centralizzata di materiale igienico e sanitario: queste e altre misure, in Europa adottate solo a pandemia raggiunta, sembrano presenti in area coreana fin dall’inizio. Anche per queste ragioni la Repubblica di Corea viene da tutti citata come un esempio di efficacia ed efficienza clinica, e presa da molti come modello.
“Siamo entusiasti di come la comunicazione con le associazioni gemelle, in questo periodo così difficile, non si sia interrotta e stia anzi conoscendo una crescita stabile.” A commentare così lo scambio è Ferruccio Berto, Vicepresidente Nazionale e responsabile Esteri. “Aprire dei tavoli di confronto è sempre proficuo, non per fare della vuota retorica, ma per proporre anche ad altri colleghi le difficoltà e le problematiche effettivamente percepite dagli associati ANDI, e per provare a cercare insieme delle risposte. Durante questo mese terribile, abbiamo raccolto e ascoltato le voci dei nostri iscritti, e ci siamo messi subito al lavoro su tutti i fronti: quello scientifico, indagando gli aspetti di una pandemia che si presenta ancora con molti punti oscuri; quello organizzativo, pianificando la circolazione di dati, articoli e linee guida elaborati da associazioni e ordini di categoria nazionali ed europei; quello sindacale, cercando le risposte alle gravi problematiche sollevate dalla sospensione delle attività in tutti gli studi, grandi e piccoli. A preoccupare molto, oggi, è la ripresa delle attività dopo la chiusura, e le molte incognite che questa ci riserverà: una preoccupazione che vediamo condivisa da tutte le associazioni con cui ci stiamo confrontando. In questo contesto di crisi globale troviamo necessario, quindi, andare a elaborare risposte condivise, senza limitarci ostinatamente al solo panorama nazionale.”