La Vicepresidente della Regione Lombardia e e Vice-coordinatrice della Commissione salute delle Regioni, nel corso di un’intervista sul tema della convenzione per i medici di medicina generale, ha dichiarato che la nuova convenzione dovrebbe prevedere la possibilità per le Regioni – sempre nel rispetto dello status di liberi professionisti dei medici di medicina generale – di avere, in un regime di para-subordinazione, un certo numero di ore per poterli indirizzarli verso le case di comunità e gli ambiti carenti, aggiungendo che sono in contatto quotidiano con il Governo e tutti stiamo sollecitando per avere leve che ci permettano di indirizzare i medici di medicina generale dove è necessario.
L’aspetto più deflagrante delle dichiarazioni della Moratti riguarda, però, la possibilità di avvalersi di infermieri come supplenti dei medici di famiglia per affrontare la carenza.
A queste affermazioni hanno fatto seguito la presa di posizione di FIMMG che ha definito irrispettose, se confermate, le dichiarazioni di Letizia Moratti.
Altrettanto incisive le parole del Presidente FNOMCeO, Filippo Anelli, che ha dichiarato come inconcepibile che si tenti di mettere in contrapposizione due professioni con competenze diverse e sinergiche, che devono collaborare, non essere l’una l’alternativa dell’altra.
Il Presidente della Federazione sindacale CIMO-FESMED, Guido Quici: Si dica onestamente ai cittadini che la tutela della loro salute e la sicurezza delle cure non interessano più a nessuno.
ANDI segue con attenzione lo sviluppo delle proposte per il riordino della medicina del territorio esprimendo contemporaneamente viva preoccupazione per il pensiero manifestato dall’assessore Moratti per una eventuale delega di compiti strettamente medici a personale sanitario.
Non è questa la soluzione per risolvere anni di mancata programmazione nel campo della medicina del territorio – ha detto il Presidente nazionale ANDI, Carlo Ghirlanda -. Mai come ora appare evidente l’esigenza di un governo della sanità affidato a tecnici del settore , per essere certi di coniugare le necessità della pubblica amministrazione con quelle dei cittadini e dei professionisti coinvolti. E ciò anche in Odontoiatria, dove il riordino delle prerogative di intervento costituisce una priorità ancora tuttavia non considerata dalla politica, a tutto discapito del cittadino.