Il 14 luglio dl 1937 un Regio Decreto, il 1484/37, fonda la “Cassa di assistenza del sindacato nazionale fascista medici” con il compito di dare assistenza ai medici che ne avevano bisogno. Nel 1950 diventa Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei medici, Ente pubblico, presieduta dall’allora presidente della FNOM, Tullio Lazzè. Ci vollero, però, anni di preparazione perché la funzione previdenziale fosse realizzata con regole molto precise.
Nel 1954 viene eletto presidente dell’ENPAM Andrea Benagiano, ordinario di clinica odontoiatrica alla Sapienza, presidente dell’ordine dei medici di Roma e presidente nazionale dell’AMDI, che rimane alla presidenza fino alla sua morte, nel 1977.
Nella riunione del Consiglio Nazionale che definì le regole della previdenza, Benagiano propose, e il CN accettò all’unanimità, per tutti i medici che quell’anno avevano compiuto i 65, il “diritto” a ricevere una pensione, anche coloro i quali non avevano versato nulla, mentre, nel corso di un successivo CN e sempre su proposta di Benagiano, fu presa una seconda, storica, decisione: dare “una casa a ogni medico”, accendendo mutui a loro favore.
Questi due fatti rendono evidente come, fin dalla sua nascita, l’ENPAM si fondi sulla solidarietà interna alla categoria; solidarietà che si sviluppò ulteriormente in seguito e che, tuttora, è alla base delle decisioni degli organi statutari.
Nel 1994, come conseguenza delle riforme del sistema previdenziale che lo Stato italiano fu costretto a promuovere, vista la insostenibilità della spesa previdenziale, con il d. lgs 509/94 “privatizzò” l’ENPAM, trasformandola in Fondazione privata: in pratica il legislatore comunicò alle casse dei professionisti che avrebbero potuto gestirsi da soli, ma sotto la stretta vigilanza del governo. Questa “autonomia” avrebbe significato che, in caso di difficoltà, lo Stato non sarebbe intervenuto a sanare l’eventuale fallimento.
Nel frattempo, l’AMDI aveva aperto un importante contenzioso con ENPAM perché i liberi professionisti, per i quali l’Enpam era nata, non potevano costruirsi una pensione (se non quella minima della quota A) utilizzando i vantaggi dell’obbligatorietà dei versamenti (la completa deduzione fiscale dei versamenti). Si arrivò fino alla Corte Costituzionale, la quale obbligò ENPAM a istituire un fondo speciale anche per la libera professione: il Fondo Generale quota B.
Infine, ancora grazie ad un’altra battaglia di ANDI, nel 1995 furono iscritti all’ENPAM anche i laureati in odontoiatria che, in quanto “non medici”, si erano visti rifiutare per anni l’iscrizione.