Riforma fiscale: la legge di bilancio potenzia i fringe benefits

Il disegno di legge di bilancio dello Stato presentato dal Governo in Parlamento prevede, per il 2024, alcune importanti novità in tema di defiscalizzazione dei fringe benefits concessi dai datori di lavoro ai propri dipendenti.

Come noto, la disciplina fiscale dei fringe benefits è contenuta nell’articolo 51 del TUIR, che al comma 3 individua nel valore di 258,23 euro il limite massimo di non imponibilità ai fini delle imposte sui redditi. In altre parole, quindi, fino a tale ammontare il valore dei beni e dei servizi riconosciuti dal datore di lavoro ai propri dipendenti (e ai loro familiari) non concorre alla formazione del reddito imponibile dei beneficiari. In merito è opportuno precisare che nel caso in cui tale limite venga superato viene assoggettato a tassazione l’intero valore corrisposto.

A ben vedere si tratta di uno strumento di grande rilevanza, considerando che tali somme sono al contempo deducibili in capo a chi le eroga (datore di lavoro) ed esentasse per chi ne beneficia (dipendente). Senza contare che nella maggior parte dei casi detti strumenti godono anche dell’esenzione contributiva.

In tale contesto, l’articolo 6 del disegno di legge di bilancio interviene in due diverse direzioni:

  1. da un lato innalzando il limite di 258,23 euro;
  2. dall’altro ampliando il novero di beni e servizi inclusi nei fringe benefits.

Relativamente al primo punto viene previsto che, limitatamente al periodo d’imposta 2024, tale limite venga fissato in mille euro per la generalità dei lavoratori dipendenti e in 2mila euro per coloro che hanno figli fiscalmente a carico.

In relazione al secondo punto vengono inserite nei finge benefits le somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro ai dipendenti per il pagamento delle utenze domestiche (acqua, energia elettrica, gas), dei canoni per l’affitto della prima casa e degli interessi sul mutuo che grava sulla prima casa.

A ben vedere si tratta di misure in linea con le politiche degli ultimi anni, segnate da una particolare attenzione al rafforzamento degli strumenti di welfare aziendale. Il limite di esenzione, infatti, era già stato incrementato a 516,46 euro per il 2020 e 2021 e a 3mila euro per il 2022, valore quest’ultimo confermato anche nel 2023 ma solo per i dipendenti con figli fiscalmente a carico. Analogamente, il pagamento delle utenze domestiche era stato previsto anche nel 2022 e nel 2023, mentre l’inclusione delle spese relative alla prima casa costituisce una pregevole novità.

Andrea Dili
Dottore commercialista