Serrata Dentix: “Rischio di danni biologici per migliaia di pazienti”

L’Associazione nazionale dentisti italiani corre in soccorso: pronti a dare una mano. In Italia il gruppo vanta 57 centri in 12 regioni. Dopo il lockdwon non hanno più riaperto https://www.lastampa.it/torino/2020/06/23/news/caos-dentix-gli-studi-dopo-il-lockdown-non-aprono-migliaia-di-pazienti-abbandonati-a-se-stessi-1.39000876

TORINO. Un aiuto concreto, a fronte di una situazione complessa. E drammatica. L’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi), sezione provinciale di Torino, ha deciso di dare supporto a tutti quei pazienti che si trovano in difficoltà per lo stop dei centri Dentix in Torino e provincia,  fornendo loro tutte le informazioni adeguate ed i contatti necessari per difendere i propri diritti. La segreteria è contattabile al numero 011.596189.

“Clienti abbandonati”

La disponibilità rimanda ad un fatto preciso: al termine del lockdown della Fase uno la catena di studi dentistici  non ha ancora riaperto le proprie sedi, spiegano dall’Associazione. In Italia Dentix  vanta 57 studi, sparsi in 12 regioni. Solo in Piemonte sono presenti 6 sedi, ad Alessandria, Biella, Novara, Torino città e provincia.  «Numerosi i pazienti che si sono presentati di persona nei vari studi trovando le saracinesche abbassate o che hanno telefonato al numero verde ricevendo risposte alquanto vaghe – riepiloga il professor Daniele Cardaropoli , medico odontoiatra-parodontologo e vicepresidente Andi Torino -. Il problema principale è che i pazienti di queste catene di solito pagano anticipatamente le proprie cure dentali oppure sottoscrivono finanziamenti con società di finanziamento terze. In questo momento si ritrovano con cure iniziate e non terminate, situazioni cliniche molto precarie, cure dentarie interrotte a metà con il forte di rischio di avere danni biologici quali infiltrazioni cariose od ascessi. Sono situazioni che ormai si ripetono in modo ciclico e che sono ben note alle associazioni di tutela dei consumatori». 

“Nuovo modello”

«La soluzione sarebbe quella di consentire l’esercizio della professione odontoiatrica sotto forma di società tra professionisti, che sono obbligate per operare ad iscriversi all’ Ordine dei Medici e Odontoiatri», aggiunge Cardaropoli. «La chiusura della catena in questione – precisa il professore, non solo ha creato problemi ai pazienti ma  a tutto il personale dipendente, medici odontoiatri, assistenti e segretarie, oltre ai fornitori, che si sono ritrovati improvvisamente senza lavoro e senza prospettive nel breve termine».  Da qui la decisione di Andi: sostenere migliaia di persone attualmente prive di punti di riferimento.