Pubblicato su Lancet il primo report su PITTCOVACC, il Vaccino anti Covid-19. Unico italiano del team, Andrea Gambotto.
Andrea Gambotto, barese di origine, americano di adozione sembra quasi chiedere scusa per il ritardo all’appuntamento in video chiamata, mentre nel weekend anche la barba leggermente incolta denota come sia stato preso d’assalto dai cronisti di tutto il mondo.
“Dall’inizio di febbraio abbiamo un prototipo di vaccino al Covid-19 – commenta via Skype Gambotto dal suo desk della Pittsburgh University – testato sui topi con risultati incoraggianti senza evidenti tossicità.
Vista la Pandemia dilagante cercheremo di velocizzare i tempi standard di sperimentazione. La nostra è una delle tante tecnologie al vaglio nel mondo, probabilmente la più promettente perché già testata da noi con altri corona virus nel recente passato (SARS nel 2003 e MERS nel 2014 ndr)”
Cosa sappiamo scientificamente su Covid-19?
“Da gennaio, dopo averlo sequenziato, sappiamo che Covid 19 deriva da un Corona virus di pipistrello che ha contagiato l’uomo attraverso il pangolino. Molto probabilmente preesistente rispetto al primo caso di Wuahn come tanti altri Corona virus attualmente al nostro vaglio”.
In cosa consiste il vaccino-cerotto, come funziona?
“Si tratta di un mini-cerotto intracutaneo composto da aghetti di zucchero che va posizionato sulla spalla, area più recettiva perché vicina ai linfonodi dell’ascella. Applicandolo, inocula le cellule della proteina spike presente nel vaccino: tali cellule migrano nei linfonodi e determinano la risposta immunitaria, generando anticorpi capaci di proteggere l’individuo dal virus”.
Già dal lontano 1997 l’allora giovanissimo ricercatore italiano si occupava con successo di immunoterapia analizzando il comportamento dei vettori virali nel Department of Surgery della Pittsburgh University dove oggi sta quotidianamente impegnandosi con i suoi colleghi (tra cui Louis Falo, Direttore di Dermatologia), nella finalizzazione del PITTCOVACC (acronimo di Vaccino Covid Pittsburgh).
“Qualche settimana fa ho ricevuto la chiamata di Andrea – rivela Loreto Gesualdo, Preside della Scuola di Medicina dell’Università Aldo Moro di Bari e Direttore di Nefrologia e Trapianti di Rene del Policlinico di Bari – per rivelarmi in anticipo gli esiti incoraggianti dei test sui topi che sarebbero stati pubblicati su The Lancet (https://www.thelancet.com/journals/ebiom/article/PIIS2352-3964(20)30118-3/fulltext).
Per noi italiani e per la nostra Università un ennesimo motivo di orgoglio in un momento così delicato per la ricerca e la medicina del nostro Paese”.
“Conservo ed espongo con orgoglio la mia pergamena di laurea – commenta sorridendo Gambotto indicandola alle sue spalle – è firmata dal Magnifico Rettore dell’epoca (Aldo Cossu ndr) ma non ho ancora trovato il tempo ed il chiodo per appenderla alla parete”.
Da qualche giorno ha gli occhi del mondo puntati addosso. Avverte un rinnovato senso di responsabilità?
“La mia vita è cambiata – conferma Gambotto – avverto questo senso di responsabilità come tutti i componenti del team di ricerca. Serve puntualizzare un dato: quello che facciamo ha dei ritmi biologici. Se devo far crescere una linea cellulare, il processo non accelera perché c’è un’urgenza dettata dalla pandemia. Dovremo impazientemente aspettare i tempi biologici performando magari i tempi tecnici all’interno del team: c’è chi si occupa della parte clinica, chi del design dei cerotti, noi seguiamo la proteina del vaccino mentre ora alcuni colleghi stanno interagendo con la FDA (Food Drug Administration) per produrre un documento finale del primo stadio di sperimentazione”.
“Questo lavoro non è un one-man-show – chiosa Gambotto – il plusvalore è nel team”.
Consapevolezza tricolore sotto il cielo primaverile con poche stelle e strisce in una Pennsylvania in lockdown dove con la responsabilità di produrre (si spera entro 8 mesi) il vaccino anti Covid-19, l’ultimo pensiero di Andrea Gambotto è alla cucina di casa (a Bari c’è la mamma con la sorella ndr) : “Ho imparato in fretta a cucinare, ma mi manca il sapore della tiella di riso, patate e cozze specie quelle tarantine…”
Ci abitueremo a vederla in tv?
“A parte l’impegno preso con Porta a Porta, Di Martedi e Fuori dal Coro, dalla prossima settimana mi eclisserò un po’ come Mina, la celebre cantante… – sorride – la ricerca ha bisogno di silenzio e concentrazione.”